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San Patrignano apre le porte: come la vita può cambiare

di Redazione -


San Patrignano apre le porte: come la vita può cambiare

DI FRANCESCA BOCCHI

“Quando non sai qual è la via del dovere, scegli la più difficile”. È il monto quando varchi la soglia della comunità di San Patrignano, una collina popolata da 800 ragazzi e ragazze con problemi di dipendenza, che vedono l’alba di ogni nuovo giorno come una nuova e difficile sfida. La comunità, fondata nel 1978 da Vincenzo Muccioli, ha saputo rendersi unica grazie a un percorso dove le persone con il lavoro riescono a ridare “dignità” alla loro esistenza.

Sostenendosi in gran parte grazie alla vendita di prodotti di alta qualità, tra lavoro, studio e attività sportive scorre il tempo laddove il recupero è l’unica parola d’ordine. Detto ciò, non mancano i momenti bui, le crisi, la disperazione e i litigi. Ma a San Patrignano prevale l’aiuto che ti verrà offerto. I fondamenti della comunità sono: recupero, formazione, reinserimento graduale nella società e prevenzione. Dal 1978, a queste latitudini, la dipendenza non viene considerata malattia cronica e incurabile da trattare farmacologicamente. Ogni persona che arriva a chiedere aiuto viene vista come individuo unico, speciale e pieno di potenzialità. Recenti studi condotti da alcune università dimostrano che il 72% di coloro che hanno completato il programma si reinserisce.

Il tutto, tra l’altro, avviene senza chiedere denaro a residenti e famiglie. Vengono accolte, infatti, anche persone in programmi alternativi al carcere (dal 1980, aiutati 3950 giovani, facendo risparmiare al governo circa 260 milioni di euro).

Quali droghe utilizzate oggi?

Secondo il dottor Antonio Boschini, “ex ragazzo difficile” e oggi infettivologo-responsabile del Centro medico di San Patrignano, dopo il Covid, l’eroina è sempre meno utilizzata, mentre crescono crack e cocaina. Quest’ultima resta la sostanza più utilizzata, (93,5%), seguita dalla cannabis (89,2%), mentre l’eroina si è attestata al 39,8%. Diffuso l’uso del crack, pari al (65,2 %). Collegato a questo dato, la modalità di assunzione delle sostanze, che vede in continuo calo l’uso per via iniettiva, pari solo al 21,6% fra i nuovi entrati. In leggero aumento anche l’utilizzo delle droghe sintetiche, con l’ecstasy utilizzata dal 54,5%, le amfetamine al 29% (26,6%), la ketamina al 30,9% (25,7%) e gli allucinogeni al 24,3% (26,9%). Il 18,3% ha, inoltre, fatto uso di psicofarmaci, di cui oltre il 15% in maniera continuativa. Il 41,2% di chi ne ha fatto un uso continuativo, ha iniziato ad abusarne entro i 25 anni. Viste queste percentuali è facile intuire che la poliassunzione riguarda gran parte dei neoentrati (88,3%), dato costante dal 2015 ad oggi, visto che non è mai stato inferiore all’85%. Va sottolineato come il 51% fosse solito alla pratica del bindge drinking.

Sono in aumento gli ingressi dei minorenni, giovanissimi con vari problemi di devianza e quindi non solo di dipendenza. Per Boschini il problema della dipendenza va esaminato non solo nella prospettiva neurobiologica. Bisogna, al contrario, ragionare in maniera elastica e scandagliare tutte le possibilità per aiutare chi è in difficotà. Spesso la tossicodipendenza, infatti, nasce da un disagio precedente e non è una malattia cronica e recidivante, ma una situazione da cui la persona può essere recuperata completamente. Proprio per questo viene realizzato il progetto WeFree (www.wefree.it), rivolto ai ragazzi dagli 11 ai 19 anni, ai genitori, agli educatori e agli insegnanti. Tutte le attività sono costruite intorno alla testimonianza diretta. Sono i giovani che si raccontano all’interno di format teatrali, incontri con gli studenti e workshop interattivi in tutta Italia o durante la visita delle scuole in comunità.

Oggi, dunque, San Patrignano continua a ispirarsi ai valori incarnati da Muccioli, nella lotta contro l’emarginazione e nella speranza di un recupero vero, continuando ad essere per la società, come lui diceva, “non una città ideale, ma un luogo di passaggio, in cui gli uomini che la società ha considerato rifiuti, emarginati, disadattati, possano imparare a praticare la libertà dei cittadini, per tornare ad essere elementi positivi in quella stessa società che li aveva rifiutati e avvelenati”.


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