Ambiente

SANITÀ INQUINATA

di Angelo Vitale -

OSPEDALE GALEAZZI - SANT'AMBROGIO, AMBULANZA, AMBULANZE, PRONTO SOCCORSO


Un sistema sanitario che contribuisce alle emissioni climalteranti e, in definitiva, all’inquinamento del nostro pianeta? Una questione non solo italiana, che un recente studio ha analizzato. Ne sono autori gli 11 componenti di un team che ha pubblicato l’Opinion Article “Decarbonization of the Italian healthcare system and European funds. A lost opportunity?”.
“Primum non nocere”, principio fondamentale della pratica medica, apre la loro introduzione. Così non è, se rapporti di studio dimostrano che il settore sanitario contribuisce in modo determinante al cambiamento climatico, come l’Health Care’s Climate Footprint Report che tre anni fa evidenziava che l’impronta climatica dei sistemi sanitari mondiali è pari a 514 centrali elettriche a carbone, il 4,4% delle emissioni globali di gas serra. E quindi se il sistema sanitario globale fosse considerato un unico Paese, sarebbe il quinto più grande responsabile di questo inquinamento della Terra. Da qui l’urgenza di questo tema nell’agenda globale. Perciò il Consiglio delle accademie europee e la Federazione delle accademie europee di medicina hanno recentemente invocato l’urgente necessità che il sistema sanitario raggiunga obiettivi ambiziosi di decarbonizzazione in tutta l’Unione europea e oltre.
In questo quadro, il sistema sanitario italiano – come sottolinea l’Opinion Article – ha un’impronta pari al 4% dell’impronta nazionale ma, nonostante il via ad investimenti nella transizione ecologica e a policy di efficientamento energetico delle infrastrutture sanitarie a partire dagli ospedali, evidenzia un PNRR che non menziona esplicitamente il sistema sanitario riguardo alle emissioni climalteranti. Tutto questo, in un Paese ove l’82% delle costruzioni è stato realizzato prima del 1990 e il 58% prima del 1970, quindi prima della legge 10 del 1991 attraverso la quale l’uso razionale dell’energia ha cominciato a essere significativamente regolato.
“L’Italia – dice la farmacologa Silvia Ussai, coautrice dell’articolo – si trova in un’occasione unica per investire in un cambiamento del proprio sistema sanitario tramite il PNRR. Poiché si prevede che il contributo del sistema sanitario alla crisi climatica crescerà ulteriormente nei prossimi anni, è necessario avviare e rendere prioritarie politiche specifiche di decarbonizzazione in questo settore, adottando linee guida già esistenti a livello nazionale ed europeo”. “Una di queste misure – precisa – potrebbe essere quella utile a garantire lo sviluppo del sistema di monitoraggio previsto dal Decreto Ministeriale 77, per indirizzare gli interventi sulla prevenzione integrata, strettamente legata all’assistenza sanitaria di tipo comunitario”.Con policy, questo l’auspicio, che dovrebbero riguardare la catena di fornitura sanitaria e le sue emissioni dirette e indirette, la formazione professionale, la governance e i modelli di finanziamento. silvia Ussai lo ribadisce: E’ necessario pensare ad infrastrutture – esistenti e future – efficienti dal punto di vista energetico, oltre che attuare politiche di risparmio e ottimizzazione dell’energia, ad esempio, con l’utilizzo di lampadine a led. Un ulteriore tema molto impattante è la prevenzione dei rifiuti alimentari e l’adozione di diete sane, stagionali e sostenibili all’interno degli ospedali. Inoltre, l’Italia continua a soffrire sotto il profilo della gestione sostenibile dei rifiuti sanitari: oggi, il 30% delle strutture sanitarie non è attrezzato per gestire i carichi di rifiuti esistenti”.

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