Giornalismo in sciopero: l’informazione resta libera solo se chi la produce è tutelato
Il 28 novembre i giornalisti fermano le penne per chiedere un futuro equo, tra diritti, retribuzioni e nuove sfide digitali.
Il giornalismo è un presidio essenziale della democrazia, ma oggi vive una stagione di fragilità. La Federazione Nazionale della Stampa Italiana ha annunciato per il 28 novembre uno sciopero nazionale, preceduto da una manifestazione a Roma, per richiamare l’attenzione sul mancato rinnovo del contratto collettivo, fermo da oltre dieci anni. Una lunga attesa che ha lasciato segni profondi: stipendi erosi dall’inflazione, redazioni ridotte, collaboratori precari e un pluralismo informativo impoverito.
La protesta non nasce da motivazioni politiche, ma dalla necessità di riaffermare che un’informazione di qualità richiede giornalisti tutelati e retribuiti in modo adeguato. In un contesto in cui la trasformazione digitale e l’intelligenza artificiale stanno ridisegnando il panorama dei media, la sfida è trovare un equilibrio: usare la tecnologia per arricchire il lavoro giornalistico senza sostituirne la responsabilità, la sensibilità e l’etica. L’AI può accelerare ricerche e analisi, ma solo l’occhio umano sa interpretare e dare senso ai fatti.
Il nuovo contratto, auspicano i giornalisti, dovrebbe riconoscere il valore del lavoro, aprire spazi ai giovani, dare stabilità ai collaboratori e includere le nuove figure professionali legate al digitale. Non si tratta di difendere il passato, ma di costruire un futuro in cui la qualità dell’informazione resti al centro, anche nell’era delle piattaforme e degli algoritmi.
La domanda che resta aperta è semplice e cruciale: vogliamo un’informazione veloce e a basso costo, o un’informazione libera, autorevole e capace di raccontare davvero la complessità del nostro tempo?
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