Separazione delle carriere e centrodestra liberale
Siamo giunti al quarto scrutinio che la Costituzione repubblicana richiede per le riforme della carta e s’impone una riflessione, anche in vista dell’eventuale referendum confermativo. Il guardasigilli Carlo Nordio, che insieme alla premier Giorgia Meloni, è promotore del testo, è stato uno dei più decisi sostenitori della separazione delle carriere dei magistrati per buona parte della sua vita di giurista e di saggista. Nella sua esperienza di magistrato, molti lo hanno sempre considerato un liberale. A volte, però, certa magistratura ha giudicato questo atteggiamento, paradossalmente, come una forma di estremismo. Finalmente, si va a coronare dal successo il suo progetto, largamente condiviso da tutto il centrodestra, che ha una forte impronta liberale, anche se in parte più conservatrice, in parte più moderata.
I principi costituzionali e il giusto processo
Ma è soprattutto nel merito dei principi costituzionali che sono il fondamento della separazione delle carriere, che ne costituisce l’attuazione, che bisogna cercare per avere chiara la logica della riforma. Anzitutto il giusto processo, che anche nella terminologia ricorda l’archetipo della giustizia: il processo nel quale accusa e difesa sono su un piano di parità e la sentenza è emessa da un giudice terzo ed imparziale. Sembra evidente che un soggetto è terzo ed imparziale solo se la sua carriera, il suo stipendio e, prima di questa riforma, i giudizi disciplinari sul suo operato, non sono decisi insieme a quelli del pubblico ministero che sostiene le ragioni dell’accusa.
Lo spirito liberale e l’equilibrio dei poteri
È nella concezione liberale secondo la quale lo “spirito delle leggi” si fonda sulla tripartizione e la parità formale dei tre poteri, siano i poteri dello stato, legislativo, esecutivo ed appunto giudiziario, siano i poteri del processo giurisdizionale, accusa, difesa e giudice, che si ritrova il fondamento della riforma. In sostanza è l’uguaglianza in senso liberale, che significa equilibrio razionale tra poteri, che presume che altrettanto sia per i doveri, e ancora di più per le persone. L’opposto dell’egualitarismo della sinistra, secondo il quale non ci devono essere differenze tra le persone, il potere di controllo deve prevalere sul potere di agire e non si ammette che, a certe condizioni, il potere lo possa avere una persona sola.
La rule of law e il nuovo equilibrio
La concezione alla base di questa riforma della giustizia è identica a quella della “rule of law” anglosassone, del check and balance, ma anche dell’autorità che possa decidere, seppure soggetta alla legge. Insieme all’introduzione del sorteggio negli organi di autogoverno, che fattivamente svuota di ogni potere il c.d. sistema Palamara, giunto finalmente al capolinea, la separazione delle carriere introduce un nuovo equilibrio che andrà anzitutto a vantaggio degli stessi magistrati che avranno meccanismi di selezione più obiettivi e attribuzioni degli incarichi direttivi più eque ed imparziali.
Efficienza, meritocrazia e fiducia dei cittadini
In conclusione, molta più efficenza e meritocrazia nell’organizzazione degli uffici giudiziari. Secondo il disegno del guardasigilli Carlo Nordio sarà il ruolo del giudice, finalmente davvero terzo ed imparziale, che potrà diventare un riferimento positivo per i cittadini essendo stato messo in condizione di fare il suo mestiere. Un giudice che può decidere più liberamente potrà decidere anche meglio e non sarà più percepito come un nemico dalla stessa opinione pubblica.
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