Corso negato ai militari, dal sindaco solidarietà all’Università di Bologna
Le parole del primo cittadino riaprono la polemica sul corso di filosofia negato all'Esercito
Il corso di filosofia per ufficiali e militari non s’ha da fare e il sindaco di Bologna s’inserisce nella questione fornendo la sua solidarietà all’Università alla proposta avanzata dall’Esercito. Una vicenda spinosissima che ha sollevato un vespaio di polemiche. Su cui sono intervenuti praticamente tutti. Dentro e fuori il governo. Ma il primo cittadino emiliano, Matteo Lepore, prende le parti dell’Università. Facendo, in pratica, ripartire lo scontro tra le parti politiche.
Corso militari, il sindaco di Bologna sta con l’Università
Matteo Lepore è intervenuto a margine della cerimonia di consegna della Turrita d’Argento a Pamela Malvina Noutcho Sawa, che ha vinto di recente il Campionato del mondo pesi leggeri IBO, e alla A.s.d. Bolognina Boxe. Le parole del primo cittadino di Bologna sono distensive. Ma ribadiscono da che parte sta l’amministrazione comunale. Quella dell’Università. “Non voglio fare polemica. Penso che la nostra Università abbia le spalle larghe. Esprimo al rettore e ai docenti la mia massima solidarietà e vicinanza”. Parole destinate a fare rumore. E a riaprire una polemica che stenta ad andare in archivio. In un momento, come questo, in cui le questioni relative alla Difesa assumono un’importanza politica e strategica ancora più interessante e gravosa che negli anni passati.
La posizione di Meloni
Prima del sindaco di Bologna, ieri, era intervenuta sulla questione del corso negato ai militari dall’Università la presidente del consiglio Giorgia Meloni. Che aveva incalzato rettore e docenti: ““Questo rifiuto implica una messa in discussione del ruolo stesso delle Forze Armate, presidio fondamentale della difesa e della sicurezza della Repubblica, come previsto dalla Costituzione. Arricchire la formazione degli ufficiali con competenze umanistiche è un fattore strategico che qualifica ulteriormente il servizio che essi rendono allo Stato”. La questione è e rimane aperta e rischia di diventare un nuovo banco di scontro tra i partiti di maggioranza e opposizione.
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