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Stop a Schengen, finora 20mila controlli e 200 respingimenti

di Angelo Vitale -


Lo stop a Schengen ha un primo resoconto: “Nei primi dieci giorni di applicazione della misura della sospensione di Shengen sono già state controllate più di 20mila persone in ingresso, 200 gli stranieri identificati e respinti”. Così Matteo Piantedosi, ministro dell’Interno, a Trento in un incontro in prefettura con gli omologhi di Slovenia e Croazia.

Nella riunione registrata pure la questione sollevata dai sindacati che evidenziano un attuale impegno superiore alle disponibilità. Solo poco più di una settimana fa Piantedosi rifletteva sulla necessità di estendere la misura a tutto l’inverno, superando questa fase di sperimentazione dello stop a Schengen. Attualmente – questi i dati resi noti dal ministro – sono impiegati nei servizi di vigilanza 335 unità di personale della Polizia di Stato, dell’Arma dei Carabinieri e della Guardia di finanza, unitamente a un contingente di militari e il dispositivo è stato predisposto per tutti i 57 valichi autorizzati, con istituzione di 13 presidi fissi. Per gli altri 44 valichi la vigilanza è assicurata con servizi dinamici”. I sindacati, però, sottolineano che già ora alcuni valichi della regione non sono controllati e che il deficit di personale sarà incentivato a breve dai prossimi pensionamenti.

“I più recenti rapporti della nostra intelligence ci hanno confermato che proprio dalla rotta balcanica e da queste modalità operative di infiltrazione possono arrivare per noi i maggiori rischi ed è questa la ragione che ha spinto il governo a intervenire tempestivamente, sospendendo Schengen e ripristinando i controlli alla frontiera con la Slovenia”: così in Senato una setimana fa la premier Giorgia Meloni.

Dalla presidente del Consiglio anche una riflessione sulle misure di sospensione già adottate da “11 Stati europei. Alcuni importanti esponenti politici europei hanno commentato questa circostanza mettendo in guardia dal rischio che, continuando su questa strada, Schengen possa andare in frantumi e con esso uno dei pilastri dell’integrazione europea: che è la libera circolazione. E’ un rischio evidente e una preoccupazione che condividiamo. Ma a maggior ragione, l’unico modo per impedire anche questa deriva è lavorare per difendere i confini esterni dell’Unione. Lavorare sui movimenti primari è la condizione necessaria per controllare i movimenti secondari”.


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