Cultura & Spettacolo

Susanna Orlando Imagine you are driving

di Nicola Santini -


Apre oggi, dopo la mondana preview di ieri sera, la mostra che inaugura la nuova stagione espositiva a Pietrasanta, la culla dell’arte contemporanea.

Susanna Orlando, fondatrice e anima dell’omonima galleria, presente sulla scena internazionale dal 1976, si presenta al suo pubblico di collezionisti con Imagine you are driving, una collettiva particolare, con un pensiero che dà un senso e un significato alle opere che la animano.

Imagine you are driving è il nome di questa nuova esperienza, dal titolo di un’opera presente nella mostra, realizzata dall’artista britannico Julian Opie. Il titolo è anche sinonimo di un percorso artistico attraverso il paesaggio interiore, che si estende tra i confini dell’immaginazione e della realtà. Qui, le opere d’arte si intrecciano come le strade di un labirinto, le forme si fondono con i colori, le linee si fanno pensieri e l’immaginazione guida il nostro viaggio. Immaginate: le strade si aprono di fronte a noi, l’orizzonte infinito si dissolve nel cielo dietro di noi mentre i pensieri si mescolano ai colori della strada. Le opere d’arte esposte, figlie di un linguaggio contemporaneo, sono un tesoro nascosto, un viaggio attraverso la diversità delle espressioni artistiche e delle culture che le hanno ispirate. Imagine you are driving è l’invito ad accogliere con amore e rispetto, queste importanti opere d’arte, che oggi trovano visibilità nello spazio della galleria, per poi

entrare in nuove collezioni.

La Galleria Susanna Orlando è sempre alla ricerca di nuovi modi per promuovere e diffondere l’arte contemporanea e Imagine you are driving rappresenta un passo avanti in questa direzione. Come la stessa gallerista afferma, “avere una galleria significa creare un ambiente dedicato all’esplorazione di storie complesse, alla presentazione di figure artistiche leggendarie, impulsi irrefrenabili, il racconto di luoghi misteriosi e di paesaggi mozzafiato”.

Le pareti abbracciano opere di: Vanessa Beecroft, Pietro Bologna con il nuovo progetto fotografico “Ettaro”, Girolamo Ciulla con una storica scultura in travertino “Teatro siciliano”, Vittorio Corsini con due grandi tavole materiche “Cani”, Adam Fuss , Nick Goss con un olio su tela “Auditorium”, una scultura di Zoran Grinberg, una tela di Amedeo Martegani, il ritaglio di Sabrina Mezzaqui, il fiume “Farma” di Alessandro Nocentini, “Imagine you are driving” di Julian Opie, e ancora Panamarenko e Sophy Rickett, Remo Salvadori, Katharina Sieverding e Lorenzo Viani. In questo spazio delimitato, con piacere e passione, Susanna Orlando ci mostra questi capolavori. E con il fascino che emana in ogni sua azione, si racconta, e racconta questo percorso ai lettori de L’Identità.

Imagine you are driving. Un’esortazione?

Un invito direi! Un invito a chiudere gli occhi e a sognare. Sognare di uscire subito dalla realtà ed entrare nella strada più bella che vorresti percorrere verso paesaggi di serenità. Magari di fare la strada che ti porta da me. E qui, ti chiedo di riaprire gli occhi.

Questa mostra, collettiva, inaugura una stagione nella Capitale dell’Arte contemporanea. Come hai messo insieme questi artisti? Qual è il fil rouge?

Il fil rouge è il lavoro sano che ho cercato di fare in tutti questi anni. La mia “ricchezza” è fatta dalla stima dei collezionisti. Persone a cui sono sinceramente affezionata e dei quali sento la stima la miei confronti e la loro gioia di condividere con me le novità della loro vita, delle loro case e dei loro investimenti. Questa mostra nasce da un cambio di vita di uno di loro e dall’affidamento della loro collezione alla galleria affinché ne trovi nuova collocazione. Così sono arrivati in galleria opere di artisti museali come Panamarenko, Julien Opie, Vanessa Beecroft, Nick Goss, Sabrina Mezzaqui, Adam Fuss, Girolamo Ciulla, Sophy Rickett, Katharina Sieverding e altri come Vittorio Corsini, Pietro Bologna, Zoran Grinberg, Alessandro Nocentini, Remo Salvadori e Lorenzo Viani. La scelta delle opere questa volta l’hanno fatta i collezionisti seguendo il loro filo conduttore, ma una volta arrivate in galleria il mio modus operandi nell’allestimento ha dato, come spesso accade, una nuova chiave di lettura.

Come nasce una tua mostra? Quali sono i passaggi creativi per concepire un evento nella tua galleria?

Chiudo gli occhi e immagino di guidare, appunto, in un nuovo spazio, dove le opere, come fari nella notte, si illuminano cammin facendo e mi suggeriscono la strada…

Piccoli spazi, grandi mostre. La tua formula è rimasta, in sostanza, invariata e vincente. Come si fa?

Quali piccoli spazi? Per me sono immensi … E poi oggi lo spazio in quanto luogo misurabile, non esiste più. Per me la galleria è casa e chi conosce i miei luoghi privati sa che “espongo” tutto perché lo voglio vedere sempre! Vedere i piatti, la biancheria, i vestiti …e in galleria seguo questo istinto, un po’ caotico lo so, ma sono fatta così. Grandi mostre non sta a me dirlo!

Quando un quadro o una scultura escono da una galleria per arrivare a casa, spesso l’effetto non è lo stesso. La tua formula per creare armonia tra quello che c’è e quello che arriva qual è?

Accompagnare per mano l’opera a casa del collezionista, come accompagnare un bimbo all’asilo e assicurarsi che sia ben accolto dalle maestre. A casa del collezionista lascio un input sul punto perfetto di collocazione e se poi desidera che lo collochiamo noi, mando la squadra con attrezzi e prezioso know how.

In questa nuova mostra si leggono nomi di artisti che vediamo per la prima volta nella tua galleria. Come selezioni le new entry?

In questo caso ho attinto dalla collezione e devo dire che studiandola attentamente ho anche conosciuto nuovi artisti e nuovi nomi internazionali. In tutti gli altri casi scelgo con il mio istinto senza se e senza ma.

Ti capita invece di ritenere che qualcuno non sia più adatto? I matrimoni finiscono anche nell’arte?

Essere presenti come artisti in una galleria aperta 365 giorni all’anno con personale e ritmi da galleria consta di grandi spese e quotidiana attenzione. Se questo lavoro non viene riconosciuto dall’artista, e non sento il rispetto di questo nostro immane lavoro lo invito a lasciare. È una questione di generosità e io ho un problema con gli avari. Tutto il resto è gioia…


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