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Truffa da 365 mila euro a Trevignano: veggente sotto accusa

Chiusura indagini: tracce di DNA, uso improprio delle donazioni e condanna della Chiesa. L’inganno si paga sempre, la verità viene a trovarti

di Anna Tortora -


Le indagini sulla vicenda delle presunte apparizioni mariane a Trevignano Romano si sono concluse con la chiusura del fascicolo nei confronti di Gisella Cardia, la veggente al centro della controversia. La vicenda ha coinvolto numerosi fedeli, molti dei quali hanno donato ingenti somme di denaro convinti della veridicità degli eventi.

Veggente di Trevignano: le indagini e le evidenze scientifiche

Un elemento chiave dell’inchiesta è stata la perizia genetica che ha rilevato la presenza di tracce di DNA di Gisella Cardia sulla statua della Madonnina, ritenuta il fulcro delle apparizioni.
Le somme donate dai fedeli, che complessivamente ammontano a circa 365 mila euro, sarebbero state in parte utilizzate per l’acquisto di un’automobile e di un box auto. Tra i donatori figura anche Luigi Avella, che ha dichiarato di aver versato personalmente circa 120 mila euro. Alcuni di questi benefattori hanno successivamente denunciato i coniugi Cardia, sostenendo di essere stati ingannati.

Tra gli episodi più discussi, ci sono i racconti della moltiplicazione degli gnocchi e di altri alimenti. Sebbene questi fatti abbiano suscitato curiosità e scetticismo, gli inquirenti non hanno parlato di messa in scena, lasciando alla storia una nota che più che altro fa sorridere.

La posizione della Chiesa: una condanna tardiva ma netta

La Diocesi di Civita Castellana, guidata dal vescovo Monsignor Marco Salvi, ha preso posizione il 6 marzo 2024 con un decreto che dichiara la non soprannaturalità degli eventi di Trevignano, utilizzando il termine tecnico “constat de non supernaturalitate”. Nel decreto si vieta ai sacerdoti di celebrare sacramenti o promuovere pratiche di pietà legate agli eventi e si invita i fedeli a non partecipare ad iniziative che ne sostengano la natura soprannaturale.

Il 27 giugno 2024, il Dicastero per la Dottrina della Fede ha confermato la validità del decreto episcopale, ribadendo la non soprannaturalità delle apparizioni e l’importanza del rispetto delle disposizioni contenute nel decreto.

Questa vicenda apre a una riflessione importante sul rapporto tra fede, discernimento e responsabilità morale. La fede è un dono e un mistero, che spesso si manifesta attraverso segni e simboli. Tuttavia, come ricordato da Papa Francesco nell’esortazione Gaudete et Exsultate, la fede richiede anche discernimento per evitare illusioni e inganni.

La Chiesa ha il compito di accompagnare i fedeli in questo percorso, proteggendo la fede da strumentalizzazioni, come sottolineato dalla Congregazione per la Dottrina della Fede nelle Norme circa le apparizioni e le rivelazioni. Dal punto di vista morale, chi si presenta come intermediario di presunti miracoli assume una grande responsabilità. Sant’Agostino ammonisce che i doni spirituali senza carità sono vani, mentre Papa Benedetto XVI ha ricordato che la verità della fede si manifesta nella carità e nell’umiltà, non nella ricerca di guadagni personali.

Come insegna San Paolo, _“esaminate ogni cosa, tenete ciò che è buono”_ (1 Tessalonicesi 5,21): anche le esperienze di fede devono essere valutate con attenzione e responsabilità.

Questa vicenda dimostra che l’inganno si paga sempre. La verità non è un concetto astratto o un giudizio karmico: sempre, la verità viene a trovarti. Per chi crede, questo è un richiamo a coltivare la fede con umiltà e responsabilità, evitando la tentazione di cercare segni facili o vantaggi personali. La Chiesa ha ribadito che la ricerca del divino deve passare attraverso la verità e il discernimento.


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