Farmaceutica: Donald Trump continua a minacciare dazi alla debole Europa. Invece di chiederle i soldi del pranzo, come un Nelson qualunque, il presidente americano torna a squillare dazi su dazi. E l’Ue, come un Milhouse qualsiasi, invece di rispondergli per le rime si attacca alle parole. Le stesse che proprio Trump dimostra di non voler rispettare. Dicono, i soliti portavoce: “L’accordo sui dazi è la nostra polizza assicurativa”. Quasi con un occhiolino, quasi a voler dire: vedete, ci criticavate per quell’intesa e invece adesso è quella che ci salverà. Non ci credono manco loro. Trump ha capito che può fare dell’Europa ciò che vuole. Del resto se è vero, come ha riportato Politico, che la Commissione ha accettato di abbassare la pressione su Big Tech in cambio di una postura americana più filoucraina, ci sarebbe davvero tanto per cui preoccuparsi. Ma tant’è. E ieri Trump ha minacciato dazi al 100% sulla farmaceutica e in particolare su quelle aziende che “non investiranno in America”. L’Europa si attacca (in tutti i sensi…) alla “polizza” dell’intesa quando invece il messaggio del presidente è chiarissimo: venitevene qui, lasciate il Vecchio Continente. O saranno guai. Non è mica un caso che Trump brami proprio la chimica e la farmaceutica europea. Che, segnatamente, è un settore che parla (tanto) italiano. Marcello Cattani, presidente Farmindustria, ha snocciolato di nuovo i dati presentando le iniziative nell’ambito della Notte del Ricercatore: “Nel 2024 le imprese hanno dedicato alla Ricerca e Sviluppo 2,3 miliardi di euro, l’8% del totale degli investimenti in Italia, in crescita del 44% dal 2019 al 2024. I ricercatori sono 7.250, in aumento del 3% rispetto al 2023 e del 9% negli ultimi 5 anni, con una forte presenza femminile, pari al 53% del totale”. E ancora: “I nuovi medicinali sono infatti il frutto di un processo che richiede 10-15 anni di ricerche e diverse fasi di studio. Mediamente solo 1 su 5-10mila molecole arriva con successo alla fine di questo percorso, con costi che possono anche superare i 2 miliardi di euro”. Siamo davvero sicuri di voler lasciare un comparto del genere in balìa di un uomo, anzi di un Nelson Muntz qualunque, che pur di lucrare qualche voto nella base più gretta del suo stesso elettorato scatena un’ondata di panico internazionale sul paracetamolo? E l’Europa, sempre così solerte a bacchettare tutti, perché non risponde a tono? Non merita, la farmaceutica e più in generale il futuro produttivo, strategico ed economico del Continente, una postura dritta e non quella di un Milhouse van Houten qualsiasi?