Esteri

Ucraina, Ferrara: “Occorre costruire la pace e non dividere tra buoni e cattivi”

di Edoardo Sirignano -


“Occorre costruire la pace e non dividere tra buoni e cattivi”. A dirlo Gianluca Ferrara, ex senatore del M5S ed esperto di Esteri, che in un’intervista ci parla del suo ultimo lavoro “La Resa dei Conti”.

Nel suo ultimo libro afferma che la guerra in Ucraina è solo un aspetto di uno scenario più ampio, può spiegarcelo?

Questo conflitto è solo un pezzo di un puzzle molto più complesso che è destinato a disgregarsi. Oggi è in discussione il sistema internazionale unipolare che si è costituito a partire dal 1991 dopo l’autodistruzione dell’Urss. L’antagonismo è tra l’asse occidentale diretto dagli USA e il multilateralismo sostenuto principalmente da Cina e Russia. Il punto di rottura o d’incontro che determinerà il futuro delle relazioni internazionali è determinato proprio da queste due alternative: l’accettazione di un mondo multipolare da parte degli Usa o l’intenzione di mantenere un ordine unipolare. Pace o guerra dipenderanno da questa opzione.

Come finirà a suo avviso?

Gli Usa, come tutti gli “imperi” del passato, difficilmente divideranno la loro primazia. Le tensioni attorno a Taiwan sono in costante aumento. Il mar cinese meridionale è il luogo dove la Sparta e Atene dei nostri tempi si confronteranno. La Cina, per liberarsi dalla prigione geopolitica in cui si trova deve annettere Tapei. Pechino più volte ha affermato che l’annessione dell’isola è solo questione di tempo, anche perché senza il controllo di Taiwan, la Cina resterebbe una potenza regionale e non globale come ambisce. Inoltre, il controllo dei semiconduttori avanzati prodotti sull’isola sono determinanti per l’industria militare. Il rischio di una degenerazione è davvero elevatissimo e sarebbe auspicabile investire subito in diplomazia e conoscenza per scongiurare un conflitto che sarebbe letale per tutti.

Venendo all’Ucraina, nel testo descrive il percorso storico che ha portato all’attuale conflitto. Può accennarci dei passaggi?

Si, questa guerra non è scoppiata il 24 febbraio 2022 con la criminale invasione dell’Ucraina di Putin, ma è cominciata nel 2014 con i costanti attacchi alle minoranze russe del Donbass dove sono morte 14mila persone. Ma la sua origine risale al 1990 quando, in più occasioni, fu promesso che la Nato non si sarebbe espansa verso Est “nemmeno di un pollice”. Oggi, quasi tutti i Paesi appartenenti all’ex Patto di Varsavia sono entrati a far parte della Nato generando in Russia una sentita sindrome d’accerchiamento. Domando ai lettori: gli Usa permetterebbero a Messico o Canada di entrare a far parte di una potente alleanza militare filo cinese o filo russa? Perché si è voluti spingere così avanti generando brutali reazioni che si sapeva ci sarebbero avute?

L’Europa e gli Usa perseverano con l’invio di armi, a suo avviso è la strada giusta da perseguire?

L’unica strada da percorrere è quella della diplomazia. A coloro che sono convinti di sconfiggere militarmente la Russia di Putin, più volte ho ricordato che questo Paese, non è la Libia di Gheddafi, l’Iraq di Saddam Hussein o l’Afghanistan del Mullah Omar, ma una potenza nucleare con circa 6mila ordigni atomici guidata da un uomo deciso a difendere i propri confini. Robert McNamara segretario alla difesa durante l’amministrazione Kennedy, ha spiegato che la soluzione per uscire dalla crisi dei missili del 62, fu l’empatia, capire ciò che voleva il nemico per trovare un compromesso. Purtroppo, oggi questa intelligenza politica latita, l’unica luce che vedo è quella di papa Francesco.

Lei è stato critico nei confronti di alcuni giornalisti e politici, ci può spiegare il perché?

Sono critico con chi ha un atteggiamento da ultras, qui non si sta guardando una partita di calcio alla Tv, ma siamo dinanzi a un dramma immenso. Con una sofferenza da parte dei civili ucraini incalcolabile. Serve rispetto e un metodo analitico. Occorre costruire la pace e non dividere tra buoni e cattivi come si faceva alle scuole elementari. L’atteggiamento di troppi giornalisti, politici e analisti è stato davvero puerile e inadeguato data la complessità storica che stiamo vivendo. Qualche giorno fa ho sentito un intervento di Bruno Vespa che, francamente, da cittadino di un grande Paese come il nostro, mi ha imbarazzato. Un turbo atlantismo al limite del fanatismo. In Italia vige una perversa sudditanza psicologica, molti sono più realisti del Re, eppure questa guerra sta danneggiando la nostra economia come del resto i recenti dati stanno palesando. Come fece il presidente Conte durante la pandemia, dovremmo avere la forza e la dignità di guardare tutti gli interlocutori dritto negli occhi e non con la coda tra le gambe e il cappello in mano.


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