Attualità

Udine non ne può più! Alla Casa dell’Immacolata caos quotidiano, i residenti sono esasperati

Il centro d'accoglienza dei minori non accompagnati o viene gestito come si deve o va subito chiuso.

di Gianluca Pascutti -


Udine è stanca. I cittadini del quartiere San Domenico, e non solo, non ne possono più di convivere con una situazione che ormai è fuori controllo. Alla Casa dell’Immacolata, la struttura destinata all’accoglienza dei minori stranieri non accompagnati, si susseguono episodi di violenza, risse, rapine e perfino traffici di droga. Ormai non si contano più gli interventi delle forze dell’ordine e dei vigili del fuoco, chiamati a sedare disordini che, di fatto, stanno trasformando una zona residenziale in un campo di battaglia.

Degrado e risse quotidiane

L’ultimo episodio è di pochi giorni fa: una lite degenerata con estintori svuotati e locali invasi dal fumo, che ha richiesto l’intervento immediato della polizia. Ma non è un caso isolato: basta sfogliare le cronache degli ultimi mesi per leggere di spranghe, coltelli, bilancini di precisione, vere e proprie armi trovate durante i controlli all’interno della struttura. Una situazione che stride con il termine “minori”: molti di questi ragazzi, di origine nordafricana, non dimostrano affatto l’età che dichiarano, e i cittadini si chiedono se sia accettabile continuare a considerare “ragazzini” soggetti che per corporatura e atteggiamenti nulla hanno di adolescenziale.

L’esasperazione dei residenti

I residenti sono esasperati. Non possono più uscire di casa senza timore di imbattersi in gruppetti che litigano, spacciano o rapinano. Non è più questione di convivenza civile: è questione di sicurezza. A pagare le conseguenze, ancora una volta, sono famiglie, anziani e commercianti che si trovano a vivere quotidianamente accanto a una realtà ingestibile.

Una struttura da chiudere, l’appello della città

E qui si arriva al nodo principale: la responsabilità della struttura. La Casa dell’Immacolata riceve fondi pubblici per ogni minore accolto. Un fiume di denaro che, almeno sulla carta, dovrebbe garantire assistenza, percorsi educativi e integrazione. Ma i fatti dicono altro: la gestione è fallimentare, incapace di prevenire risse e disordini, impotente davanti a episodi che minano la sicurezza della città. Se non si è in grado di garantire disciplina e regole, allora il messaggio dei cittadini è chiaro: chiudete quella struttura.

Vertice in Prefettura

La Prefettura ha convocato nuovi tavoli, la Regione promette controlli più serrati, ma intanto la realtà non cambia. I residenti non vogliono altri proclami, chiedono risposte concrete. La città non può continuare a subire. Udine merita rispetto, non slogan. È tempo che chi incassa soldi pubblici per l’accoglienza si assuma le proprie responsabilità: o è capace di garantire sicurezza e ordine, o deve farsi da parte.

La pazienza è finita. Udine non è un esperimento sociale, è una comunità che chiede soltanto di vivere tranquilla.


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