Ugl boccia i referendum: “Risposta sbagliata a problemi seri”
L’Ugl boccia i referendum e promuovere la contrattazione che “oggi più che mai” deve rappresentare “un dialogo costruttivo” tra gli attori del mondo del lavoro. Il segretario generale dell’Unione generale del Lavoro, Paolo Capone, ha espresso la posizione del sindacato in merito alla tornata elettorale referendaria del prossimo fine settimane. E non ha nascosto tutti i dubbi e le perplessità in merito alle questioni sollevate dall’iniziativa che ha visto in prima fila, per restare nel mondo sindacale, la Cgil. Per Capone “i cinque quesiti del Referendum, che si svolgerà l ‘8 e il 9 di giugno, pongono problemi seri e soluzioni sbagliate”. Il segretario Ugl aggiunge: “Non si possono riportare le lancette indietro di dieci anni. Il Jobs Act ha modificato profondamente il mondo del lavoro e quelle modifiche devono essere migliorate; tuttavia il miglioramento non passa attraverso il Sì, ma attraverso il negoziato con il governo e con le parti sociali, non con una logica di contrapposizione ideologica”. Una vecchia posizione, questa, del sindacato “di destra” che parte dall’assunto del superamento del conflitto di classe per gestire le questioni del lavoro, appunto, con il dialogo e il confronto e non con i referendum: “L’Ugl ritiene che lo strumento referendario, per come è stato concepito in questa occasione, sia del tutto inadeguato a rispondere alle vere istanze dei lavoratori – spiega Capone -. Si tratta di un referendum di natura squisitamente politica che non solo rischia di alimentare l’incertezza normativa, ma potrebbe compromettere il percorso di equilibrio e responsabilità faticosamente costruito in questi anni. Oggi serve più che mai un dialogo costruttivo, un patto di responsabilità tra Governo e parti sociali per mettere davvero al centro il lavoro e le esigenze concrete di chi lavora”.
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