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Ustica Reloaded: Amato si sveglia dopo 40 anni e accusa i francesi

di Rita Cavallaro -


USTICA RELOADED: Giuliano Amato si sveglia dopo 40 anni e accusa i francesi

Sembrano le prove tecniche di una nuova guerra fredda. Con un ex capo del governo che tira per la giacchetta la Francia su uno dei più grandi misteri d’Italia, di fatto scatenando un incidente diplomatico, con Parigi che risponde piccata e Giorgia Meloni che corre ai ripari per levarsi dall’imbarazzo. Il polverone, ieri, è scoppiato per l’intervista rilasciata a Repubblica dall’ex premier Giuliano Amato, che tornando sulla strage di Ustica del 27 giugno 1980 ha detto, senza se e senza ma, che il Dc9 Itavia fu abbattuto per errore da un missile francese in un’operazione militare per colpire l’aereo libico sul quale viaggiava il leader Gheddafi. Non certo una novità, perché questa ricostruzione, mai accertata e quindi rimasta nel campo delle ipotesi, l’aveva già fatta nel 2008 l’ex Capo di Stato Francesco Cossiga, rivelando che la storia gli era stata raccontata proprio da Amato.

A creare scompiglio sono state invece le esternazioni ricche di particolari che Amato ha affidato a Repubblica, parlando della Nato e di Emmanuel Macron, il “giovane presidente” che dovrebbe chiedere scusa. Più precisamente Amato, gettando ombre sull’alleanza atlantica, ha detto riguardo all’incidente aereo in cui morirono 81 persone: “Si voleva fare la pelle a Gheddafi, in volo su un Mig della sua aviazione e il piano prevedeva di simulare una esercitazione della Nato, con molti aerei in azione, nel corso della quale sarebbe dovuto partire un missile contro il leader libico: l’esercitazione era una messa in scena che avrebbe permesso di spacciare l’attentato come incidente involontario”. Ma il presunto depistaggio non riuscì: “Gheddafi fu avvertito del pericolo e non salì sul suo aereo. E il missile sganciato contro il Mig libico finì per colpire il Dc9 dell’Itavia. L’ipotesi più accreditata è che quel missile sia stato lanciato da un caccia francese partito da una portaerei al largo della costa meridionale della Corsica o dalla base militare di Solenzara, quella sera molto trafficata. La Francia su questo non ha mai fatto luce”.

L’ex premier poi punta il dito contro il presidente francese: “Mi chiedo perché un giovane presidente come Macron, anche anagraficamente estraneo alla tragedia di Ustica, non voglia togliere l’onta che pesa sulla Francia e può toglierla solo in due modi: o dimostrando che questa tesi è infondata oppure, una volta verificata la sua fondatezza, porgendo le scuse più profonde all’Italia e alle famiglie delle vittime in nome del suo governo. Il protratto silenzio non mi pare una soluzione”. Parole che lasciano perplessi, pronunciate fuori da qualsiasi contesto, senza che si sia stata qualche novità nel caso o una ricorrenza. E che pongono un quesito capace di aprire a congetture inquietanti: cui prodest? A chi giova alimentare tensioni con la Francia, e con la Nato, in un momento in cui l’Europa sta sostenendo Kiev nella guerra contro la Russia di Putin? In un momento in cui l’unità degli “alleati” è imprescindibile per contrastare la politica dello zar? Non c’è una spiegazione logica e sembra quasi di tornare al clima del passato, a quella Guerra Fredda tra Usa e Urss che non si combatteva sul campo, ma sullo scacchiere delle spie e della disinformazione. Perché l’intervista di Amato, priva di elementi oggettivi che dimostrino la teoria, delle ripercussioni l’ha già create. Il “giovane presidente francese” è rimasto appunto in silenzio e fonti dell’Eliseo sono state categoriche: “Non abbiamo nessun commento da fare in proposito”.

Dal ministero degli Esteri di Parigi, invece, sottolineano come “su questa tragedia la Francia ha fornito ogni elemento in suo possesso ogni volta che le è stato chiesto”. Il Quai d’Orsay ha aggiunto che ogni informazione è stata fornita “soprattutto nel quadro delle inchieste condotte dalla giustizia italiana. Restiamo ovviamente a disposizione per lavorare con l’Italia se ce lo chiederà”. Dal fronte italiano non si è fatta attendere la reazione della premier Giorgia Meloni, che in una nota ha sottolineato come le dichiarazioni rilasciate da Amato a Repubblica siano “parole importanti che meritano attenzione”. Il presidente del Consiglio ha precisato, però, come lo stesso Amato le categorizzi come “frutto di personali deduzioni. Chiedo al presidente Amato di sapere se, oltre alle deduzioni, sia in possesso di elementi che permettano di tornare sulle conclusioni della magistratura e del Parlamento, e di metterli eventualmente a disposizione, perché il governo possa compiere tutti i passi eventuali e conseguenti”. La premier ha infine ricordato che “nessun atto riguardante la tragedia del DC9 è coperto da segreto di Stato e nel corso dei decenni è stato svolto dall’autorità giudiziaria e dalle Commissioni parlamentari di inchiesta un lungo lavoro”. Che purtroppo non è stato in grado di dissipare tutte le ombre che aleggiano ancora sul disastro dell’aereo in volo da Bologna a Palermo, finito nei fondali di Ustica portando con sé 81 vite. C’è una perizia che parla di una bomba nella toilette dell’aereo e c’è la guerra nei cieli per uccidere Gheddafi. Quello che ancora manca è la vera verità.


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