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Attualità

Valbruna in piazza rischio chiusura a Bolzano e Vicenza

di Ivano Tolettini -


La vicenda:

Le tute blu della Valbruna di Bolzano tornano in piazza. Alle 9, davanti ai cancelli di via Volta della principale acciaieria di inox italiana, partirà la manifestazione dei lavoratori, 580 dipendenti diretti più un indotto che supera il migliaio tra trasporti, manutenzioni, servizi e fornitura di materiali, e che si concluderà in piazza Magnago. In ballo non c’è soltanto la sorte del sito produttivo altoatesino, ma anche quello di Vicenza, dove opera la casa madre, e sono in gioco oltre 2 mila posti di lavoro diretti e un pezzo di storia industriale italiana.

La gara europea

La tensione cresce da settimane, da quando la Provincia autonoma di Bolzano ha bandito una nuova gara europea per la concessione dei 19 ettari su cui sorge l’acciaieria, area di proprietà pubblica ma utilizzata da cinquant’anni dal gruppo vicentino. Il bando, 150 milioni di euro per 50 anni di affitto da versare subito, o canoni annuali fino a 8 milioni, rischia di trasformarsi in una sentenza di sfratto. “Un prezzo fuori dalla logica industriale – dicono i sindacati che mette in ginocchio un’azienda sana e innovativa, quella della famiglia Amenduni, con bilanci solidi e investimenti in corso per la sostenibilità ambientale”. Il sindaco di Bolzano, Claudio Corrarati, ha deciso di scendere in campo. “Valbruna è un presidio strategico – afferma – e farò il possibile perché resti qui”. Corrarati, ex presidente della Cna regionale, conosce il tessuto produttivo e ha chiesto che intervenga il Governo, affinché l’azienda sia riconosciuta come strategica ai fini del Golden Power.

La richiesta:

L’appello è stato raccolto dal ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, che ha avviato una verifica formale: la Valbruna produce acciai speciali ad alta resistenza utilizzati in difesa, aerospazio, energia e biomedicale, settori sensibili per la sicurezza nazionale. L’attivazione del Golden Power congelerebbe la gara e permetterebbe la continuità produttiva. “Non possiamo assistere in silenzio alla chiusura di un presidio industriale storico – avverte Marco Galateo, Fim Cisl -. Se cade Bolzano, cade anche Vicenza”. Per l’azienda Michele Amenduni, amministratore del gruppo, parla di “situazione paradossale”. “Abbiamo investito in quest’area, sostenendo l’occupazione e contribuendo allo sviluppo della città. Ora rischiamo di essere penalizzati per un tecnicismo amministrativo”. Amenduni ricorda che la Valbruna versa ogni anno 14-15 milioni di tasse nelle casse pubbliche altoatesine, fra le più alte del territorio.

La prospettiva politica

Sul fronte politico, la vicenda ha aperto una crepa tra autonomia e Stato. Il presidente della Provincia Arno Kompatscher difende la legittimità della gara: “Le norme europee sugli appalti non consentono rinnovi automatici”. Ma la rigidità procedurale rischia di scontrarsi con la realtà economica: “Qui non si tratta di un semplice affitto – replica Corrarati – ma di una questione industriale nazionale”. A Roma si ragiona su una soluzione che garantisca l’attività e la tutela dei lavoratori. Un’ipotesi è quella di inserire nel bando un vincolo di continuità produttiva, obbligando chi subentra a mantenere l’attività siderurgica e i livelli occupazionali. Ma i tempi sono stretti e la scadenza della concessione incombe: senza la sospensione, Valbruna dovrà lasciare lo stabilimento entro la primavera.


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