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Via dall’Italia: per i giovani in Europa “un futuro migliore”

L’Unione europea assorbe da sola quasi la metà delle partenze (46,4%) e oltre un terzo dei rientri (36,8%)

di Angelo Vitale -


Via dall’Italia, in Europa per i giovani del nostro Paese la ricerca di “un futuro migliore”. Il ventesimo Rapporto degli Italiani nel mondo fotografa ancora una volta i nostri connazionali che scelgono di andare all’estero.

Via dall’Italia

Sono in gran parte giovani, preferiscono l’Europa, vengono da Lombardia, Nordest e Mezzogiorno, aree che si rappresentano come “le tre Italie della mobilità”.

L’indagine nacque nel 2006 per “raccontare le persone migranti italiane, non solo il fenomeno”. Un documento che unisce dati, storie e narrazioni di identità. Per la Fondazione Migrantes istituita dalla Cei nel 1987 il tema migratorio, prima marginale, oggi è centrale ma spesso trattato male. Passando dalla disinformazione alla misinformazione, che simbolicamente illude di sapere ma non consente un controllo critico delle informazioni.

Il linguaggio pubblico sulle migrazioni, spesso carico di termini divisivi, paure e distorsioni dipinge i migranti come problemi. Qui, si parla di noi, dei nostri figli, anche loro nel tritacarne di un dibattito che preferisce la polemica al ragionamento.

Le Italie della mobilità interna e verso l’estero

Ne emerge non una sola Italia, ma molte Italie che si muovono a velocità diverse. L’emigrazione spiegata con carenze di sistema e territoriali: lavoro precario, scarsità di servizi e opportunità. Porta spopolamento e impoverimento sociale, soprattutto al Sud e nelle aree interne. Come nel Rapporto, “un atlante dell’ingiustizia spaziale”.

Negli ultimi vent’anni ci sono stati 1 milione, 644mila e 271 espatri e 826mila e 785 rimpatri. Un saldo negativo di 817mila e 486 italiani che probabilmente non torneranno più. In questo periodo, l’Italia ha attraversato crisi economiche, pandemia e vissuto gli effetti della Brexit sull’Europa. Proprio il continente che resta meta principale (il 76% degli espatri e il 60% dei rimpatri). Le regioni più coinvolte sono Lombardia, Veneto, Sicilia.

Negli ultimi due anni, l’aumento degli espatri (+42 mila nel 2024) e la diminuzione dei rimpatri (-9 mila) hanno prodotto il record negativo del saldo (-103 mila). I dati evidenziano una mobilità strutturale, soprattutto tra giovani e laureati.
Nel Rapporto si evidenzia chiaramente che l’Europa assorbe la gran parte delle partenze degli italiani. Dal 2006 al 2024, si sono diretti in Europa poco meno di 1 milione e 250 mila espatri (il 76% del totale complessivo degli espatri degli ultimi vent’anni) e da qui proviene circa il 60% dei rimpatri (488mila).

La scelta dell’Europa

All’interno del continente, l’Unione europea (con il Regno Unito ricondotto all’Ue per omogeneità) assorbe da sola quasi la metà delle partenze (46,4%) e oltre un terzo dei rientri (36,8%). Il saldo con l’Ue è il cuore dello squilibrio: 459mila, oltre il 56% del saldo totale nel periodo, mentre il contributo dell’Europa nel suo complesso sale a oltre il 93% del saldo. In altre parole, la gran parte delle uscite dei cittadini italiani avviene dentro lo spazio europeo di libera circolazione, mentre il resto del mondo pesa molto meno. In Europa, dall’Italia la ricerca di un futuro.

La migrazione interna prima dell’espatrio

L’emigrazione – lo dice bene il Rapporto – che diventa scelta definitiva in due fasi. Prima uno spostamento interno verso grandi centri urbani o regioni più sviluppate, successivamente l’espatrio. Un modello che dimostra come le migrazioni interne non siano un fenomeno separato o marginale, ma parte integrante del percorso migratorio complessivo. Molti giovani attraversano un doppio trasloco: prima nel territorio nazionale (specialmente dal Sud verso il Nord o il Centro) e poi verso l’estero.

Questo percorso contribuisce a creare dinamiche sociali e demografiche complesse, generando un depauperamento progressivo nei territori maggiormente coinvolti, con conseguenze economiche e comunitarie significative.​​

Un cambio di vita

Un cambio di vita fatto dai giovani. La mobilità interna interessa sempre più le giovani generazioni, provocando squilibri demografici nelle aree svuotate, spesso periferiche o meridionali. Il Rapporto rilancia l’idea che “le giovani generazioni sono protagoniste, sia delle migrazioni interne sia delle partenze internazionali, in cerca di un futuro migliore”.​

Il fenomeno implica rischi per i territori marginali, come l’invecchiamento della popolazione e la crisi dei servizi locali. In assenza di risorse e opportunità, i giovani cercano altrove la possibilità di affermarsi. Non “cervelli in fuga”, semplicemente “talenti che scelgono”.


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