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VISA: Monopolio a cinque cerchi

È giusto che un evento globale, finanziato anche con soldi pubblici, imponga un monopolio privato?

di Andrea Fiore -


Monopolio VISA a Milano Cortina 2026 – Pagamenti digitali ovunque, POS obbligatori, bonifici istantanei gratis. L’Europa corre verso il futuro, ma nei negozi di Milano Cortina 2026 il futuro ha un solo nome: Visa. Gli altri circuiti restano fuori, come ospiti indesiderati.

Il megastore di piazza Duomo è la vetrina del paradosso: 1.200 metri quadri di gadget olimpici, ma un solo circuito accettato. Chi non ha Visa deve arrangiarsi tra ATM e carte virtuali temporanee. La libertà di scelta ridotta a una caricatura: “scegli tra Visa e… Visa.”

Non è un capriccio italiano: dal 1986 il CIO ha firmato un patto esclusivo con Visa. Un monopolio lungo 38 anni, rinnovato Olimpiade dopo Olimpiade, che vale centinaia di milioni di dollari. Coca-Cola per le bibite, Stellantis per le auto, Visa per i pagamenti. Sponsorizzazioni, dicono.

Ma qui non si parla di bibite o automobili: si parla del gesto quotidiano di pagare. E così, mentre il mondo inventa mille sistemi digitali, alle Olimpiadi si gioca una partita truccata, dove l’arbitro è già comprato e il risultato scritto.

È come entrare in un supermercato con cento corsie e scoprire che tutte portano alla stessa cassa. Una cassa che ti guarda e ti dice: “Solo Visa.”

E allora viene da chiedersi: è giusto che un evento globale, finanziato anche con soldi pubblici, imponga un monopolio privato? È davvero inevitabile che la libertà di pagare si riduca a una sola scelta? O esiste una soluzione diversa, più equa, che restituisca ai cittadini almeno il diritto di scegliere come aprire il portafoglio?

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