Zaia frena Salvini sul Veneto, mentre in Campania Cirielli prova il sorpasso su Fico
A pochi giorni dal voto, quella che doveva essere una mossa d’appoggio rischia di trasformarsi nell’ennesima scintilla nel rapporto non idilliaco tra Matteo Salvini e Luca Zaia.
La situazione in Veneto
L’investitura pubblica del segretario leghista, “i veneti potranno scegliere Zaia per il Parlamento”, ha irritato e non poco Palazzo Balbi. Perché il Doge è capolista in Veneto, impegnato in una campagna elettorale a tappeto e, soprattutto, non ha mai concordato col Capitano alcun passo verso Roma. “Matteo? Non lo sento da giorni”, avrebbe confidato ai suoi delusi dalle affermazioni del Capitano. La tempistica, più ancora delle parole, è suonata come un boomerang. Nei gruppi interni è stato definito “un kamikaze politico”: annunciare la possibile “fuga” a Roma proprio nella settimana decisiva significa depotenziare il messaggio territoriale che da anni tiene in piedi la Liga Veneta. Dietrologia inevitabile: Salvini prova a riaffermare la primazia su un governatore che nelle urne, e nelle piazze, vale quanto e più della Lega nazionale. Un richiamo all’ordine, insomma, mascherato da investitura.
Equilibri precari
Zaia, da parte sua, non ha alcuna intenzione di sbilanciarsi. Troppi gli equilibri fragili che attendono Alberto Stefani, il giovane delfino scelto da via Bellerio per guidare la Regione. Con tre/quattro assessori (dipenderà anche dalle urne) su dieci e un rapporto difficile con Forza Italia, il rischio palude c’è. In più di qualcuno matura l’idea che il Doge possa rimanere in Consiglio per “dare una mano”, trasformandosi di fatto nel garante politico del dopo-Zaia: un ruolo che lo rafforzerebbe ulteriormente in Veneto, ma che Salvini vedrebbe come un commissariamento del suo candidato. E se il governatore non ha ancora deciso cosa farà dopo il 24, il ventaglio delle opzioni resta ampio: le suppletive alla Camera, la partita del sindaco di Venezia nel 2026, persino la presidenza dell’Eni che si aprirà in primavera. Ma per ora, così ha ribadito lui stesso, “la testa è solo sul Veneto”.
Dal Veneto alla Campania
Dal Veneto alla Campania per il centrodestra, che stasera a Padova al PalaGeox schiera i pezzi da novanta con la premier Giorgia Meloni, il passo è breve. Mentre il Nord vive la tensione Salvini-Zaia, il fronte caldo del centrodestra è la Campania. Qui Edmondo Cirielli, viceministro e volto forte di FdI, tenta la rimonta su Roberto Fico. E non sarebbe così lontano come si immagina: fonti interne citano le analisi del sondaggista Antonio Noto, secondo cui il distacco è ridotto e la partita aperta. Cirielli avrebbe una strategia precisa: non attaccare Vincenzo De Luca, che tra gli indecisi mantiene un alone di autorevolezza e “comando”, ma picchiare su Fico, evidenziandone “fragilità, indecisione, poca esperienza amministrativa”. In pratica, Cirielli dovrebbe presentarsi come un “De Luca di destra”, capace di garantire decisionismo e sicurezza. Un approccio studiato per conquistare gli elettori ancora senza orientamento.
Possibile condono?
Ma la campagna è resa più complessa dal fronte sul condono edilizio del 2003, che FdI ha deciso di riaprire per rimediare all’errore della Regione Campania costretta allora, per un vizio di legge, a escludere i propri cittadini dalla sanatoria. Una mossa che per l’opposizione è “strizzata d’occhio” agli elettori; per FdI, invece, il tentativo di sanare un’ingiustizia. L’esito del voto dirà chi, nel mosaico della maggioranza, avrà vinto davvero la partita del territorio.
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