Politica

Giorgia I

di Rita Cavallaro -


Chi ha provato a distruggerla, in questi anni, l’ha chiamata Gollum. Ma Giorgia Meloni, da sempre appassionata di Tolkien, ha combattuto senza paura e ha vinto, dimostrando così al mondo di non essere quella creatura mostruosa corrotta dal potere. Il suo “non sono ricattabile” è l’emblema dei momenti più duri della battaglia per la leadership nella maggioranza di governo, nella lotta intestina nel centrodestra, animata dalle pretese di Silvio Berlusconi e Matteo Salvini. Un Cavaliere e un Capitano che mal digeriscono di essere comandati da una donna, la ragazzina della Garbatella che si era messa in testa di scendere in battaglia con i grandi. E che, con l’ostinazione tipica di una donna animata dalle più nobili passioni, ha vinto la scalata a Montecitorio e conquistato Palazzo Chigi.
Giorgia Meloni ha dimostrato così di essere Éowyn, la donna forte del Signore degli anelli che uccide il Re Stregone di Angmar, un servo del male che non poteva essere sconfitto da nessun uomo.

La premier in pectore ha stravolto tutti i canoni culturali, perché come nel mondo tolkeniano una ragazza non andava alla guerra, così nello scenario politico non si era mai vista una figura femminile acclamata a capo di un partito. Negli ultimi anni sottovalutata, relegata sul fondo del suo 4 per cento del partito di Fratelli d’Italia, nato nel 2012 quando lasciò Silvio Berlusconi che, nei panni dello stregone Gandalf, pensava ai fuochi d’artificio per allietare tutti i mezzuomini della Contea, di quella Casa che si era presa troppe Libertà. Un progetto ambizioso che, col tempo, si è dimostrato vincente. La grinta di Giorgia e il lavoro dei suoi fedelissimi, uniti in una famiglia scevra da prevaricazioni, hanno fatto il resto. Perché tutti gli uomini di Meloni sono sempre rimasti un passo indietro al capo, esaltando così il percorso della pasionaria e comunicando agli elettori un messaggio chiaro: chi avrebbe scelto FdI, avrebbe eletto Giorgia.

È così che, negli ultimi anni tra pandemia e opposizione, la leader ha cannibalizzato non solo Forza Italia, ma anche la Lega, quella che una volta ce l’aveva duro e che con Matteo Salvini in salsa Gimli ha trovato lo stesso nefasto destino dei nani della dinastia di Durin, mentre nell’antro della montagna tentavano inutilmente di resistere all’assalto dei nemici. E quando anche Salvini è crollato alle stesse percentuali di Berlusconi, Meloni si è così fortificata da sferrare il suo ultimo colpo. “Sono io la leader del centrodestra e sarò premier”, ha giurato. Un passo dopo l’altro, senza guardarsi indietro né cedere agli agguati dei due soci di minoranza restii a sottomettersi alla donna, Giorgia ha tirato dritto, percorrendo l’ultimo miglio che ieri l’ha portata al Colle. Tailleur blu istituzionale, scarpe décolleté col tacco, capelli legati e l’orgoglio che le si leggeva in viso. Così ha guidato la delegazione del centrodestra per le consultazioni con il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Undici esponenti politici, oltre a Berlusconi e Salvini, tutti ai suoi piedi. Il colloquio a tempo record, in cui la coalizione ha indicato Giorgia Meloni premier. Un nome pronunciato senza drammi evidenti, né imbarazzanti show del Cav, con una frustrazione quasi sopita. Sono stati da Mattarella soltanto sette minuti. Perché anche in questo Giorgia ha voluto lanciare un messaggio esplicito: poche parole, tanta sobrietà, idee chiare e neanche un minuto da perdere. Nel segno di quel “Pronti”, lo slogan della campagna elettorale basata sui tempi stretti, dettati dalla necessità di dare risposte immediate agli italiani, massacrati dal caro bollette e dalla crisi economica.

“Tutta la coalizione ha dato una indicazione unanime, come rappresentanza parlamentare, proponendo la sottoscritta per il mandato di formare il nuovo governo”, ha detto Meloni dopo le consultazioni. E ha aggiunto: “Già da ora annunciamo che siamo pronti perché vogliamo procedere nel minore tempo possibile”. Nel pomeriggio è tornata al Colle, Mattarella le ha conferito l’incarico di governo e lei lo ha accettato, consegnando anche la lista dei ministri. Il presidente le ha augurato “buon lavoro” e ha voluto mettere in campo la stessa rapidità dimostrata dall’incaricata. Oggi il giuramento. E ora Giorgia Meloni è entrata nella storia: la prima premier donna, senza riserve e senza paura.


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