La guerra Musk-Trump: “È nei files Epstein”-“È impazzito”
“Senza di me, Trump avrebbe perso le elezioni”, diventa al calor bianco lo scontro tra Elon Musk e Donald Trump. Dopo che il presidente si è detto “molto deluso” da lui, Elon Musk tira la prima bordata diretta al tycoon dopo aver per giorni criticato principalmente i repubblicani al Congresso per “l’abominio” della legge di spesa fortemente voluta da Trump. “Una tale ingratitudine”, aggiunge l’uomo più ricco del mondo che ha speso oltre 250 milioni di dollari per la campagna elettorale di Trump. Musk non manca di sottolineare come il suo impegno sia stato decisivo per far vincere i repubblicani al Congresso. Senza di lui, ha scritto su X, “i democratici controllerebbero la Camera e i repubblicani avrebbero un vantaggio di 51 a 49 al Senato”.
Era già arrivato al botta e risposta a mezzo video e social, il rapporto fino a poco tempo fa idilliaco tra i due. “Elon conosceva tutti gli aspetti interni della legge, meglio di chiunque sia seduto qui, sapeva tutto, non ha avuto nessun problema, ma all’improvviso sono arrivati i problemi quando ha scoperto che venivano tagliato l’obbligo delle auto elettriche, perché sono miliardi e miliardi di dollari”, aveva detto il presidente parlando oggi dalla Studio Ovale, quindi derubricando come una questione di interesse personale le critiche che Musk sta muovendo alla legge di bilancio.
“Falso, non mi è mai stata mostrata la legge neanche una volta, è stata approvata così velocemente nel cuore della notte, tanto che quasi nessuno nel Congresso ha potuto leggerla”, ha immediatamente replicato sul su X Musk che ieri aveva definito il “big and beautiful act” un “disgustoso abominio” che “farà aumentare il deficit e distruggerà settori strategici”.
La brutta piega del conflitto ormai aperto è continuata con un post su X: “È arrivato il momento di creare un nuovo partito in America che rappresenti l’80% della popolazione che non fa parte né del 10% più ricco, né di quello più povero?”, come a prolungare il confronto acceso da portare al più presto anche nelle urne.
Una aggressività che non gli arride in Borsa. Oggi le azioni Tesla hanno registrato un calo significativo. Il titolo ha aperto intorno a 322,49 USD e ha chiuso a circa 290,90 USD, segnando una perdita di circa il 12,4% (-41,15 USD) durante la giornata di contrattazioni sul Nasdaq. La quotazione ha oscillato tra un minimo di 290,73 USD e un massimo di 324,55 USD nel corso della giornata. Un calo che è avvenuto in un contesto in cui, nonostante i principali indici azionari statunitensi fossero in rialzo, Tesla ha subito una flessione del 4,2% toccando i minimi di oltre tre settimane, dovuta anche a una diminuzione delle vendite per il quinto mese consecutivo in diversi mercati europei. Gli investitori sembrano nervosi e incerti, con una volatilità intraday elevata e volumi di scambio superiori alla media.
La guerra continua riserva ogni ora nuovi clamorosi dettagli. Elon Musk ha lanciato un’accusa clamorosa su X scrivendo che “è ora di sganciare la bomba più grande – il nome del presidente è nei files di Epstein. Questo è il vero motivo per cui non sono stati resi pubblici”. Il riferimento è ai dossier secretati sul caso di Jeffrey Epstein, il finanziere condannato per traffico sessuale di minori e morto suicida nel 2019, che avrebbe avuto rapporti con numerosi personaggi famosi.
Musk sostiene così che la mancata pubblicazione integrale dei files Epstein sia dovuta proprio alla presenza del nome di Trump tra i frequentatori delle feste e dei circoli privati del finanziere. Tuttavia, secondo i documenti ufficiali pubblicati dal Dipartimento di Giustizia statunitense nel febbraio 2025, il nome di Trump non compare nella lista dei contatti diretti di Epstein, anche se viene confermato che ci furono rapporti tra i due e almeno un volo condiviso sul jet privato di Epstein nel 1994, ma non verso l’isola privata teatro degli abusi..
Trump ha risposto su Truth accusando Musk di essere “semplicemente impazzito” dopo che gli sarebbero stati revocati sussidi e contratti governativi, in particolare quelli legati alle auto elettriche Tesla. ump ha dichiarato di aver chiesto a Musk di “andarsene” perché “stava diventando fastidioso”, aggiungendo che tagliare i contratti con le aziende di Musk sarebbe il modo più semplice per risparmiare miliardi di dollari al bilancio federale.
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