Gaza, l’IDF e il genocidio taciuto: la coscienza che risale tardi
Il conflitto sulla Striscia è diventato un massacro di civili: solo ora l'Europa apre gli occhi
Da mesi, la Striscia di Gaza sotto i colpi dell’IDF è teatro di uno dei massacri più gravi e sistematici degli ultimi decenni. Le immagini che arrivano — quando riescono a bucare la censura internazionale — raccontano una distruzione che va ben oltre ogni concetto di legittima difesa.
Quartieri rasi al suolo, ospedali colpiti, bambini schiacciati sotto le macerie. L’IDF, l’esercito israeliano, continua la sua offensiva in un territorio ormai senza vie di fuga, mentre la popolazione civile viene annientata senza distinzione. Questo, per il diritto internazionale, ha un nome preciso: genocidio.
Nel silenzio europeo, rotto solo adesso che le urne si avvicinano e la coscienza pubblica si fa insostenibilmente inquieta, ci sono state voci isolate che hanno continuato a denunciare. Una su tutte: Alessandro Di Battista, il quale ha parlato con forza, ha denunciato le ambiguità occidentali, ha osato chiamare “genocidio” ciò che per mesi la grande stampa non ha avuto il coraggio di nominare.
Oggi, finalmente, una parte dell’opinione pubblica italiana e internazionale inizia ad aprire gli occhi. Ma perché solo ora? Perché solo quando è diventato impossibile non vedere? Perché solo quando i numeri — oltre 35.000 morti, migliaia di bambini — parlano più forte della propaganda? Le dichiarazioni disumane di alcuni membri del governo israeliano, che arrivano a definire i bambini palestinesi come nemici da eliminare, sono l’emblema di una cultura militare che ha smarrito ogni umanità. Eppure, tutto questo è stato sostenuto attivamente da alleanze internazionali.
Gaza è stremata: quello che sta accadendo è genocidio – L’Identità
Gli Stati Uniti e gran parte dell’Occidente hanno continuato a vendere armi a Israele, a fornirgli copertura diplomatica, anche di fronte all’evidenza di crimini di guerra. L’ONU da tempo ha sollevato accuse formali contro Benjamin Netanyahu, riconoscendo violazioni gravi e sistematiche del diritto internazionale umanitario. Ma non è bastato. Sia chiaro: Hamas è un’organizzazione terroristica, e le sue azioni del 7 ottobre e in passato sono state orribili, inaccettabili, da condannare senza ambiguità. Ma oggi, nel concreto, c’è solo una parte attiva, e da mesi. Solo una parte che continua a colpire, a uccidere, a devastare. E questa parte è lo Stato di Israele, con il suo esercito, con il suo governo, con i suoi alleati. È il momento di pretendere sanzioni, arresti, processi internazionali. Di fermare la fornitura di armi, di bloccare la complicità. Di restituire giustizia a un popolo che da troppo tempo conosce solo occupazione, fame e morte.
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