Caso Salis, primo verdetto Ue: no a revoca immunità
Il voto finale dell'assemblea plenaria il 7 ottobre
Caso Ilaria Salis, oggi a Bruxelles – a porte chiuse – il voto della Commissione Affari Giuridici del Parlamento europeo (Juri) sulla richiesta di revoca dell’immunità parlamentare all’eurodeputata accusata dall’Ungheria di aver aggredito alcuni militanti neonazisti durante una contestazione nel 2023. Juri ha votato per il no alla revoca dell’immunità.
Juri ha votato su Salis
Una situazione che era politicamente polarizzata. Socialisti, sinistra e Verdi sostenevano il voto contrario alla revoca, considerandola una questione di difesa dello Stato di diritto e della democrazia europea. René Repasi, coordinatore del gruppo S&D nella commissione, intendeva preservare l’equilibrio tra tutela delle libertà democratiche e la responsabilità legale personale.
I gruppi di destra e parte del centrodestra italiano (in particolare FdI e Lega) erano invece favorevoli alla revoca, sostenendo che Salis debba rispondere delle accuse giudiziarie.
Ppe ago della bilancia
La posizione del Ppe era considerata decisiva e molto dibattuta internamente, con alcune componenti critiche verso Viktor Orbán e altre più allineate alla destra ungherese.
Questa forse l’occasione nella quale si è misurato il peso di quanto valga ciò che Manfred Weber, presidente Ppe, disse il 5 marzo scorso (“Siamo stanchi di Orbán”). Un episodio chiave di una nuova stagione del forte conflitto tra il Ppe e il regime di Viktor Orbán, che ricambiò definendo Weber “ungarofobo” e “maggiordomo” di Ursula von de Leyen. Animato dopo l’espulsione di Fidesz dal Ppe nel 2021, il rapporto si è mantenuto sempre teso.
Ora, il parere determinante proprio dei “nemici di Orbán” per la revoca dell’immunità parlamentare di quella che Budapest definisce una “terrorista”.
In caso di revoca finale, Budapest potrebbe chiederne l’arresto immediato: il voto odierno è infatti solo indicativo, la vera decisione sarà presa in plenaria, a maggioranza semplice dei presenti, il 7 ottobre.
E’ stata fatta valere la stretta osservanza della forma: hanno contato – lo aveva spiegato il relatore Adrián Vázquez Lázara – solo i “criteri oggettivi” e non le “decisioni politiche”. Perché “si correrebbe il rischio di un ricorso alla Corte Ue delle parti”.
Cosa aveva detto Salis
L’interessata si era detta fiduciosa nelle “forze democratiche” ribadendo la “minaccia” di essere consegnata a un “processo-farsa” orchestrato da un regime illiberale e anti-europeista.
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