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Pichetto Fratin: “Valdastico sì, ma tutele ambientali”

di Ivano Tolettini -


Dell’autostrada fantasma Valdastico Nord si è tornato a parlare in Parlamento. Ed è partito tutto da un’interrogazione parlamentare. Angelo Bonelli, deputato di Alleanza Verdi e Sinistra, ha chiesto al governo di chiarire il destino della A31, l’autostrada che da cinquant’anni divide Trento e Vicenza. A rispondere è stato il ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin, e le sue parole sono state chiare: “Non è possibile escludere che l’attuazione della variante possa aggravare il sistema ambientale di riferimento”. Dietro la cautela lessicale si intravede la sostanza politica.

Il progetto e le conferme di Pichetto Fratin

La Valdastico non è un progetto morto: si farà, ma è in attesa di un’intesa vera tra le due regioni. Pichetto Fratin lo conferma ricordando che la Valutazione ambientale strategica (VAS) del Pup trentino “evidenzia la necessità di ulteriori approfondimenti” e che “ogni fase successiva di progettazione dovrà essere assoggettata a Valutazione di incidenza”. In altre parole: gli spazi per realizzarla ci sono. Eccome. Un equilibrio che tiene insieme due visioni: la tutela ambientale e la necessità infrastrutturale. E che rimette la palla nel campo dei due protagonisti territoriali: il Veneto e il Trentino del governatore Maurizio Fugatti, il quale pochi giorni fa all’assemblea di Confindustria ha riacceso il problema. Già un anno fa Matteo Salvini, da ministro delle Infrastrutture, aveva fissato la linea: “È strategica, ma sono le due regioni che devono mettersi d’accordo sul tracciato. Se non succede, interverrà il ministero”. Il messaggio era chiaro: rispetto per l’autonomia, ma dentro tempi certi. Cassazione civile e Consiglio di Stato, nelle loro sentenze, hanno del resto ribadito che l’ultima parola spetta a Trento, ma il governo non resterà fermo se l’impasse continuerà. È in questo spazio di manovra che si muove oggi Fugatti. Da sempre favorevole all’uscita di Rovereto Sud, il governatore trentino ha aperto alla possibilità di rivedere tutto: “Pronti a ragionare anche su altre ipotesi”. Un segnale politico che ha sorpreso anche il mondo industriale e che coincide con la linea di Salvini: dialogare, ma decidere.

I Costi

Il progetto del 2018, con tracciato fino a Caldonazzo e gallerie sotto Vezzena e Vigolana, stimava un costo di 2,5 miliardi; oggi, con i rincari, si parla di oltre 3 miliardi. A questi si aggiunge la necessità di una nuova valutazione ambientale, resa obbligatoria proprio dalle osservazioni del ministero. Intanto il Veneto, che considera la A31 un’arteria importante per la logistica e l’industria, attende segnali. Con la probabile elezione di Alberto Stefani alla guida della Regione, alleato leghista di Fugatti, i presupposti per un’intesa ci sarebbero. Ma resta la distanza tecnica e culturale: Vicenza preme per fare, Trento vuole la A31, ma a certe condizioni. Il ministro Pichetto Fratin tiene insieme le due anime. “Non si può prescindere dal rispetto delle direttive europee – ribadisce – ma le valutazioni di incidenza si faranno nelle fasi attuative”. Dice in sostanza che la strada è lunga, ma non chiusa. La Valdastico Nord è sempre stata questo: una prova di mediazione tra sviluppo e tutela, tra volontà politica e vincoli giuridici. E ogni volta riemerge lo stesso interrogativo: l’Italia saprà mai decidere un’opera senza trasformarla in una disputa identitaria?


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