Giustizia, ok definitivo alla riforma. Bobbio attacca: “Chi è contrario è complice della corporazione”
Approvata la legge di attuazione dell’articolo 111: il pm è parte, il giudice terzo. Passaggio decisivo verso la piena attuazione del giusto processo.
Il completamento del percorso costituzionale
Con il voto odierno, il Senato ha approvato in via definitiva la legge di attuazione dell’articolo 111 della Costituzione, chiudendo un percorso legislativo volto a rendere pienamente operativo il principio del giusto processo.
La riforma definisce in modo esplicito il ruolo del pubblico ministero come parte processuale, al pari del difensore, mentre il giudice viene collocato in una posizione di terzietà, equidistante dalle parti e garante dell’imparzialità.
Il provvedimento mira a rafforzare la distinzione funzionale tra potere requirente e funzione giudicante, recependo l’esigenza di equilibrio tra accusa e difesa in un sistema processuale di tipo accusatorio, come previsto dal dettato costituzionale.
Le reazioni politiche e istituzionali
L’approvazione in Senato segna un passaggio politico significativo e apre la fase referendaria che dovrà confermare la riforma.
Tra le prime reazioni, quella di Luigi Bobbio, magistrato e già senatore della Repubblica, che ha sottolineato la portata storica del provvedimento: “Con il voto di oggi in Senato si è compiuto il percorso legislativo di attuazione dell’articolo 111 della Costituzione. Il pubblico ministero è finalmente parte come il difensore. E il giudice è terzo tra i due. Questa conquista di civiltà va da questo momento difesa in sede referendaria. Chi non lo capisce è sciocco o in malafede e complice della corporazione giudiziaria.”
In una nota, Forza Italia ha rivendicato il proprio contributo politico al risultato finale:
“Oggi si concretizza un preciso impegno che ci siamo presi con i nostri elettori. La coerenza e la determinazione di Forza Italia sono state determinanti per arrivare all’approvazione. Ora ci prepariamo per il referendum. La nostra battaglia per una giustizia giusta continua.”
Implicazioni giuridiche e prospettive referendarie
La riforma incide in maniera diretta sull’assetto dell’ordinamento giudiziario e sulla configurazione del processo penale.
Introducendo una parità sostanziale tra accusa e difesa e ribadendo la terzietà del giudice, il nuovo testo mira a garantire maggiore equilibrio e trasparenza nella dinamica processuale.
Sul piano tecnico, il provvedimento consolida il principio di separazione delle funzioni tra magistratura requirente e giudicante, già previsto a livello ordinamentale ma ora ancorato in modo più netto all’articolo 111, rafforzando così le garanzie costituzionali del giusto processo.
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Un nuovo equilibrio per la giustizia italiana
Con l’approvazione definitiva della legge di attuazione dell’articolo 111 si apre una fase nuova per la giustizia italiana.
La nuova disciplina traduce ora in modo organico il principio del giusto processo, che finora aveva avuto attuazione parziale, e riconosce l’uguaglianza delle parti e la neutralità del giudice come fondamenti imprescindibili.
Il referendum che seguirà rappresenterà il momento di verifica democratica di questa riforma, chiamando i cittadini a confermare o meno un modello che punta a rendere più trasparente, equilibrato e conforme ai principi costituzionali il funzionamento della giurisdizione.
Più che una semplice revisione procedurale, si tratta di una ricomposizione dell’architettura del processo penale, destinata a incidere in modo duraturo sull’efficienza e sulla credibilità della giustizia nel Paese.
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