Italian Sounding, la minaccia Usa per il Made in Italy alimentare
In Francia la piadina vince la sua battaglia, la guerra resta aperta sul mercato globale
Italian Sounding, nel mondo la minaccia Usa è la più insidiosa. La piadina blinda la sua reputazione oltralpe, ma la guerra resta aperta.
La vittoria della piadina
In Francia, il respingimento della registrazione del marchio della sottile focaccia IGP presentata da una società svizzera. Il Consorzio di Tutela ha ottenuto la cancellazione e ha celebrato la vittoria come un segnale di difesa del patrimonio gastronomico. Una vittoria dalla valenza simbolica. La piadina è il prodotto territoriale che “dice” la Romagna a tutto il mondo. La sua tutela in sede internazionale dimostra che la battaglia contro le appropriazioni commerciali può portare risultati concreti.
La minaccia Usa
Ma il il quadro globale resta complesso. Le imitazioni del Made in Italy alimentare crescono soprattutto dove la domanda supera l’offerta autentica. Negli Stati Uniti, per esempio, l’app Authentico ha registrato un picco di segnalazioni: nel secondo trimestre del 2025 l’Italia ha ricevuto il triplo degli alert medi dagli Usa. L’indicazione di un fenomeno in espansione sul territorio americano.
Le istituzioni italiane hanno risposto con norme e attività di controllo. L’Ispettorato repressione frodi del Masaf ha eseguito oltre 54mila e 800 verifiche nel 2024 su operatori e prodotti alimentari. La legge Made in Italy del 2023 ha introdotto strumenti più severi. L’Ufficio Italiano Brevetti e Marchi documenta una crescita delle applicazioni delle nuove misure anticontraffazione negli ultimi due anni. I casi che portano a distruzioni di merci e sanzioni sono aumentati. L’attuazione resta però in fase di consolidamento.
Danni per centinaia di miliardi
Sul versante economico, le stime degli operatori alimentari restano pesanti. Coldiretti attribuisce al falso e all’Italian Sounding un valore globale molto alto, pari a centinaia di miliardi di euro nell’insieme dell’intero fenomeno del falso Made in Italy. Questa stima fotografa l’impatto sulla filiera e sulla reputazione del sistema produttivo. Le difficoltà nel contrasto sono persistenti e nascono da fattori concreti. Molte imitazioni non violano direttamente norme DOP o IGP e si muovono in zone grigie del marketing.
Aziende estere possono usare nomi evocativi, grafiche “italiane” o ingredienti locali senza dichiarare fraudolentemente l’origine. Così restano legali pur danneggiando l’Italia. E le regole internazionali non sempre sanzionano queste pratiche in modo immediato.
Le difficoltà
Un altro problema riguarda le risorse e la priorità operativa. Le forze di controllo devono distribuire mezzi tra moda, farmaceutica, giocattoli e agroalimentare. Questo riduce la capacità di intervento mirato su tutte le imitazioni sempre più sottili. Inoltre la lotta si è spostata online: marketplace e social ospitano decine di migliaia di inserzioni ambigue. Il monitoraggio digitale richiede, pertanto, tecnologie e sinergie internazionali.
Esistono anche buone pratiche. I consorzi che difendono DOP e IGP collaborano con studi legali e con uffici brevetti esteri per opporsi alle registrazioni abusive. Le app di tracciamento e i progetti di blockchain aumentano la trasparenza in alcune filiere. Le campagne di informazione spostano consensi tra i consumatori e riducono il margine di manovra degli imitatori.
Ma servono azioni sempre più concrete e meglio indirizzate. Più coordinamento internazionale e maggiori strumenti giuridici armonizzati. Più risorse dedicate al monitoraggio digitale. Una pressione politica più ampia per estendere la tutela dei nomi generici che oggi favoriscono imitazioni legali. Infine, la trasparenza nei dati: i numeri disaggregati aiutano a misurare l’efficacia delle misure e a indirizzare interventi mirati.
Una corsa contro il tempo
La vittoria sulla piadina in Francia offre, perciò, un precedente utile. Dimostra che le battaglie giudiziarie funzionano quando partono da consorzi attivi e da strategie legali robuste. Ma resta chiaro che una vittoria puntuale non basta. L’Italia deve costruire una difesa sistemica. Se non lo farà, l’Italian Sounding continuerà a sottrarre valore al prodotto autentico e a confondere il consumatore nel mondo.
Al Mimit, il Cnalcis – il Comitato creato per combattere la contraffazione -, lavora per coordinare ministeri, forze dell’ordine e imprese, ma il sistema resta frammentato. Anche la diplomazia economica deve accelerare, perché ancora ci sono Paesi che difendono produzioni che imitano l’Italia e non accettano limiti più severi. Senza protocolli vincolanti, la tutela rischia di restare lenta. La manovra c’è, ma corre contro il tempo.
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