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Economia

C’è l’accordo governo-banche, sprint alla manovra

Oro Bankitalia, Malan "chiama" la Bce e Confindustria boccia le aree idonee in Transizione 5.0

di Cristiana Flaminio -


C’è l’accordo governo-banche, la manovra può sprintare. Baci e abbracci no, proprio no. Tregua, sì. Pace, chissà. È arrivata la fumata bianca sul ddl Bilancio. L’accordo tra il governo e le banche c’è. E ruota attorno a un (nuovo) taglio biennale sulle percentuali di deducibilità degli istituti di credito.

Manovra, l’accordo governo-banche

Che varrebbe per il 2026 e il 2027. In cambio, il Mef ha ritirato l’ipotesi di un (ulteriore) aggravio dell’Irap di 0,5 punti. La parola magica è stata temporaneità. Difatti i tagli rappresenterebbero misure non strutturali come, invece, l’aumento del tributo. In pratica le banche sono pur disposte a dare il loro aiuto. Ma non per sempre. La stretta di mano è arrivata, la trattativa prosegue serrata ora anche con le compagnie di assicurazioni. Chi gongola è Forza Italia che, sul tavolo con le banche, ci aveva puntato. Avvisando pure che, a fronte di un aumento dell’Irap per le imprese creditizie e assicurative, ci sarebbe stata una stangata anche per le altre aziende. “Su questo siamo ferocemente contrari”, aveva spiegato Raffaele Nevi, portavoce degli azzurri. Ma tutto è bene ciò che finisce bene. E le fonti, quelle che la sanno sempre più lunga di tutti, riferiscono che al tavolo si respira aria di collaborazione.

Tre settimane e mezzo

Adesso, Giorgetti e la sua manovra, dopo l’accordo tra il governo e le banche non li ferma più nessuno. Ci sono tre settimane e mezzo per arrivare all’approvazione. Sia al Senato che alla Camera. A Palazzo Madama, l’ok dovrebbe arrivare tra una settimana o, di sicuro, dopo l’Immacolata. A seguire, poi, toccherà a Montecitorio. Intanto, ieri, altri venti emendamenti son caduti. Quattro per materia, 16 per le coperture. Per ritentare la sorte, bisognerà correggerli e ripresentarli entro le 15 di oggi. Intanto, a proposito di correttivi, è risorto quello sulla vendita delle quote del Mes, a cui la Lega, togliendo il riferimento ai cinque miliardi in tre anni, ha dato una nuova chance.

L’oro di Bankitalia passa per la Bce

Non molla di un centimetro neanche l’emendamento sulle riserve auree di Bankitalia. E questo nonostante un fuoco di fila che ha coinvolto, tra gli altri, anche i tecnici del Mef. Non proprio entusiasti all’idea di trasferire la proprietà del tesoro di Stato in seno al “popolo sovrano”. Lucio Malan, capogruppo al Senato di Fdi, attende verso la Manovra solo la valutazione che arriverà da Francoforte: “La Banca centrale europea sta esaminando la comunicazione che è stata mandata debitamente dal governo conformemente alle norme”. Ci spera, Malan: “C’è un precedente nel 2019, presidente Mario Draghi in cui, poste certe condizioni, c’era un parere non contrario”. Oggi, però, il presidente è Christine Lagarde e all’Eurotower, dominata com’è dai falchi, anche il solo evocare mr Bazooka è un po’ come bestemmiare in chiesa.

I dubbi di Confindustria sull’energia

Fuori dalle stanze della politica c’è attesa e un pizzico di delusione. In casa Confcommercio si deplora il fatto che sia saltato l’emendamento sulla detassazione degli aumenti contrattuali, che avrebbe potuto dare slancio ai consumi. Chi resta alla finestra è Confindustria. Non è mica un mistero che le misure in manovra non piacciano granché in viale dell’Astronomia. Gli industriali continuano a ripetere, sgolandosi, che l’emergenza è l’energia. E lanciano un siluro al governo. Che punta (anche) a Giorgetti ma colpisce al cuore il Mase di Pichetto Fratin. Già, perché Confindustria ha bocciato le regole sulle aree idonee. Perché, come ha spiegato il vicepresidente di Confindustria per le politiche industriali e il made in Italy, Marco Nocivelli, in audizione proprio al Senato, l’intervento risulterebbe “peggiorativo”. E ciò perché “invece di ampliare le opportunità, fissa criteri ancora più restrittivi rispetto al passato”.

“Effetti negativi su tutti”

Con “l’unico effetto”, ha aggiunto Nocivelli, “di accrescere i prezzi dei pochi terreni considerabili come idonei alimentando la speculazione e bloccando gli investimenti, riducendo lo sviluppo del fotovoltaico”. Secondo il vicepresidente “risulta illogico non utilizzare pienamente le aree bonificate, escludere quelle senza vincoli o agricole vicino a zone industriali, limitare la solar belt solo a pochi impianti con Aia e ampliare eccessivamente le fasce di rispetto per vincoli paesaggistici e culturali sugli impianti eolici”. La richiesta è netta: “Intervenire con decisione per allineare la normativa nazionale ai principi europei di massima diffusione delle rinnovabili e dissolvere il clima di forte incertezza che si è venuto a creare, che ha effetti negativi sull’intero comparto e sul percorso verso un sistema energetico più solido e indipendente”.


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