La Legge Cartabia non protegge i cittadini
Nessuno, a Roma, nei palazzi che amano studiarsi in controluce, avrebbe mai immaginato che una riforma nata per “snellire la giustizia” sarebbe diventata il detonatore di un nuovo ordine urbano: un ordine imposto dalla delinquenza comune, dalle gang minorili, dai branchi di seconda e terza generazione, da ragazzi cresciuti ai margini del margine.
Eppure, l’Italia del 2025 è questa: città dove la presenza dello Stato è simbolica, mentre quella della violenza – a qualunque ora del giorno e della notte – è concreta, diffusa, organizzata.
Il cuore del problema non sta solo nel decennale abbandono delle periferie, nel Covid, nei quartieri lasciati a se stessi mentre le istituzioni comunali di sinistra cercavano voti nelle Aree ZTL e nei centri sociali. E non sta soltanto nella crescita vertiginosa della marginalità sociale, del vuoto educativo, delle famiglie dissolte.
Il nodo vero è che tutto questo è esploso nel preciso momento in cui la legge ha tolto allo Stato la possibilità di intervenire.
Tanti parlano della Legge Cartabia, ma quanti l’hanno letta o compreso davvero le sue conseguenze? La riforma Cartabia – figlia del Governo Draghi e fortemente sostenuta dal Pd e dai 5 Stelle – ha trasformato una lunga serie di reati comuni in comportamenti perseguibili solo a querela di parte. Non più procedibilità d’ufficio. Non più immediatezza dell’azione penale. Non più poliziotti che possono agire, separare, fermare, denunciare. Così, mentre le scorribande del “tutti contro tutti” crescevano, lo Stato arretrava.
La riforma blocca
i poliziotti
Fino all’ottobre 2022, se qualcuno ti colpiva in viso, ti minacciava, ti molestava, ti rincorreva sul tram, ti rompeva l’auto o ti derubava, la polizia interveniva e il procedimento partiva automaticamente. Dopo quella data, no. È una ragione senza se e senza ma che impone di rimettere mano a quella parte della legge che ha tolto l’ultimo argine di contenimento ai giovani violenti e scatenati. Le città vivono da tempo una crescente pressione di fenomeni violenti diffusi. Dal 2022, la giustizia da strada si muove solo se la vittima trova il coraggio, il tempo, i soldi per presentare querela. Ammesso che non debba anche rivolgersi a un avvocato.
Le gang avanzano impunite
Ed è qui che la realtà urbana si è spaccata come una lastra di ghiaccio: la delinquenza minorile – e non solo – ha capito che la risposta dello Stato non è più certa, non è automatica, non è immediata. Il risultato? Malavitosi che molestano ragazze sconosciute, strattonano coetanei e adulti sapendo che, alla vista della volante, basterà dire “non è successo niente”. Gruppi di seconde generazioni che trasformano un vagone della metro in terreno di caccia e, di fronte agli agenti, rovesciano le accuse come professionisti consumati. Molti di loro hanno intuito che l’intervento dell’autorità diventa concreto solo in circostanze particolarmente marcate. E spesso la vittima non denuncia. E, quando lo fa, ai malavitosi viene notificata la querela: nome, cognome, indirizzo della vittima finiscono nelle loro mani… La domanda che incombe è psicosociale: siamo davanti a decine di migliaia di giovani immigrati – clandestini o regolari – che vivono l’emarginazione come rivolta naturale contro le istituzioni? Oppure stiamo assistendo impassibili alla nascita di una micro-società parallela, uno Stato nello Stato, dove l’appartenenza al branco sostituisce ogni regola repubblicana. La riforma Cartabia, di fatto, non ha sedato nulla. Ha finito per indebolire ulteriormente gli strumenti dello Stato proprio mentre le periferie entravano in tensione. E mentre il Parlamento discuteva di snellire gli scaffali delle Procure, in parte riuscendoci, nelle strade crescevano nuove forme di criminalità giovane, rapida, liquida, che non temono uniformi né telecamere. Il problema non è ideologico. È strutturale. Una legge che trasforma reati concreti – lesioni, minacce, danneggiamenti, molestie, furti, violazioni di domicilio – in comportamenti punibili solo su iniziativa privata crea un vuoto. E nel vuoto, la forza prevale sulla legge. L’assenza di una querela limita di fatto l’avvio del procedimento, lasciando un pericoloso margine di inazione istituzionale.
Il ritratto dell’Italia reale
Il resto è una cartolina delle nostre periferie: luci fredde, ronde improvvisate, poliziotti disarmati, cittadini soli. Nordafricani che spacciano droga a ogni angolo delle città. Arabi, e altri gruppi etnici che tendono ad isolarsi, che si radunano e avanzano minacciosi con fare misterioso e inquietante. Uomini dell’Est che bevono, tanto, e poi chissà cosa accadrà ai primi sfortunati passanti che incontrano. E ci sono i malavitosi italiani che, riuniti in gang per proteggersi dagli altri gruppi etnici, ne combinano di cotte e di crude. Si autofinanziano tutti con lo spaccio di droga, furti e scippi. Nelle zone Vip (Ztl) si tende a noleggiare un dog-sitter per portare giù il cane la sera. Le aree verdi, le panchine e gli spazi pubblici sono infatti occupati da capannelli di persone disperate ed esasperate che, tra un lancio di bottiglia e l’altro, chiedono l’elemosina. La pretendono. È un quadro desolante. Noi cittadini lo conosciamo bene. Chi fatica davvero a percepirlo sono coloro che dovrebbero intervenire. Dalle loro auto blu che sfrecciano sulle corsie preferenziali, protette da scorte, autisti, bodyguard a pagamento o dello Stato, non colgono la profondità del disagio urbano che si muove appena oltre i loro percorsi protetti. A quelle stesse famiglie cui, dulcis in fundo, spetta il costo “assicurativo” del sabato sera: tanti papà e mamme spendono 200/300 euro per i volontari invisibili della sicurezza che accompagnano le figlie in discoteca, aspettandole sino alle ore piccole per riportarle a casa sane e salve. Certo, fa arrossire essere parlamentare, ministro, rappresentante dello Stato davanti a questa narrazione contenuta rispetto alla realtà. Per evitare che arrossiscano, non di vergogna ma di rabbia, i cittadini che presto esploderanno, è necessario intervenire subito: rimediare alle falle della Legge Cartabia e restituire pieno potere alle leggi che devono essere applicate e non interpretate.
Torna alle notizie in home