Bilancio d’inciampo e oro di latta
In Italia la legge di bilancio non si approva, si insegue. A dicembre in Parlamento si corre come in una staffetta al buio, passano di mano in mano emendamenti nati all’alba per bocciature notturne, mentre la democrazia resta in tribuna a chiedersi se ha sbagliato posto.
È la stagione della legalità a scadenza, quella del “se nessuno dice niente entro trenta giorni… allora va bene comunque”. Come nei social, non è controllo ma un like istituzionale.
Intanto si riscopre che l’oro di Bankitalia sarebbe “del popolo” peccato che il popolo lo veda solo in fotografia, un condominio patriottico dove tutti rivendicano le chiavi della cantina senza sapere dov’è la cantina.
Mentre da Bruxelles arrivano echi di scandali, valigette, lobbies e moralismi evaporati. Nel mezzo, la giustizia si fa a colpi di raccolte firme e il silenzio – assenso è il nuovo rito laico.
Poi, quando riaffiora l’ennesima inchiesta su voti profumati, si scopre che la domanda resta sempre la stessa, quanto costa oggi una preferenza al dettaglio? Così l’Italia chiude l’anno, mentre noi guardiamo la maratona del “vediamo poi”.
E quando alziamo lo sguardo, scopriamo che la rappresentanza politica è in saldo permanente, partiti trasformati in outlet, leader in rotazione come nei turni di cassa. Si vocifera di un vero cambio che rigeneri i gruppi dirigenti, trasversalmente ma soprattutto nel “campo che verrà” dove la nostalgia prevale sul coraggio ed è più aggiornata delle idee. Una volta c’era il compagno che marcava un’idea, un pensiero e una identità chiara, oggi c’è il collega di coalizione su whatsapp che non legge il messaggio.
Intanto, per il personale della Polizia di Stato e i militari l’età pensionabile sale, chiamatela pure sicurezza estesa. A poliziotti e militari quando andranno in quiescenza, non servirà l’orologio d’oro, basterà la medaglia al fiato, per aver corso dietro alle promesse di certa politica più a lungo della carriera.
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