African Initiative: soft power russo di successo
È noto come la Russia abbia consolidato la propria influenza nel Sahel attraverso una combinazione di supporto militare, diplomazia attiva, soft power, controllo delle risorse minerali e campagne di propaganda, approfittando del vuoto lasciato dall’Occidente e della ricerca di nuovi partner da parte delle élite locali, particolarmente stanche della tradizionale Françafrique. Soffermiamoci sull’aspetto della cosiddetta “guerra cognitiva”.
Mentre procedono stancamente i conflitti in Ucraina e a Gaza, senza permettere di intravedere un barlume di speranza, la propaganda russa in Africa, e in particolare nei paesi del Sahel, continua ad assumere peso ed influenza grazie ad una peculiare agenzia di stampa: African Initiative. Nata a Mosca nel settembre 2023, African Initiative è guidata da figure legate ai servizi segreti e all’ex gruppo Wagner, trasformandosi nel principale strumento di Mosca per la guerra dell’informazione nel continente. Nella redazione spicca Artyom Kureyev, direttore della testata. Secondo esperti analisti è un giornalista dai solidi collegamenti con l’FSB e con il think tank Valdai Club. Al suo fianco Viktor Lukovenko, ex membro della rete di propaganda di Yevgeny Prigozhin (fondatore del gruppo Wagner), ed oggi coordinatore delle attività di propaganda di Africa Corps e alla guida della African Initiative. Ha creato filiali dell’agenzia in Burkina Faso (affidando la guida locale a Soumaïla Azenwo Ayo) e mantiene una presenza attiva in altri paesi del Sahel come Mali, Niger e Senegal.
African Initiative opera dal proprio quartier generale a Mosca, negli avveniristici grattacieli di Federation Tower, e si avvale di una rete di corrispondenti e media locali “amici” nei paesi africani, oltre a influencer come Nathalie Yamb e Kemi Seba. L’agenzia è strettamente collegata alle operazioni di Africa Corps (ex Wagner), agendo come braccio mediatico e di disinformazione a sostegno della strategia russa in Africa. In 20 mesi di esistenza sono stati isolati e studiati i pattern d’azione dell’agenzia, ed in particolare gli strumenti e le strategie di African Initiative:
•Diffusione di teorie cospirative anti-occidentali: African Initiative promuove narrazioni che denigrano le potenze occidentali, in particolare Francia e Stati Uniti. Un esempio è la diffusione di teorie secondo cui le case farmaceutiche occidentali abbiano usato l’Africa come terreno di sperimentazione per malattie e farmaci, una strategia che richiama la propaganda sovietica degli anni ’80 sull’AIDS;
• Reclutamento e formazione di giornalisti e influencer locali: L’agenzia seleziona e forma giovani giornalisti africani, come avvenuto in Mali, dove sono stati addestrati 60 aspiranti giornalisti su basi ideologiche russe. Questi vengono poi impiegati per produrre e diffondere contenuti filorussi nei media locali e regionali, estendendo la rete di corrispondenti anche in Burkina Faso e Niger;
• Collaborazione con media locali. African Initiative si avvale di media “amici” (es. Radio Lengo Songo in Repubblica Centrafricana), influencer africani e una presenza attiva su piattaforme come Telegram per amplificare i messaggi pro-Russia e anti-Occidente;
• Public diplomacy e soft power: oltre alla propaganda occulta, l’agenzia promuove iniziative di diplomazia pubblica come l’insegnamento della lingua russa, borse di studio per studiare in Russia e viaggi per giornalisti africani, anche nelle aree occupate in Ucraina.
Tutto questo accompagna la già nota presenza militare e di sicurezza nella regione: Mosca ha inviato nel Sahel centinaia di mercenari e addestratori, inizialmente legati al gruppo Wagner e ora riorganizzati come Africa Corps, con l’intento di rafforzare le forze armate delle varie giunte militari di Mali, Guinea Conakry, Burkina Faso, Niger, Ciad, e della “demokratura” della Repubblica Centrafricana. Tale dispiegamento è accompagnato da forniture di armamenti e assistenza tecnica, sostituendo definitivamente la tradizionale presenza francese, nella lotta ai gruppi ribelli e jihadisti. Come precedentemente evidenziato su queste colonne, tale strategia è stata spesso condotta con il supporto della efficace intelligence algerina.
Appare infine chiaro che a Ouagadougou ci sia una centrale di cyber war addestrata ben oltre le possibilità locali: è di pochi giorni fa un video deepfake di 36 minuti che mostrava Papa Leone XIV rivolgersi al presidente Ibrahim Traoré del Burkina Faso, il migliore amico di Putin nella regione: il filmato, generato con IA usando immagini reali e morphing del labiale, conteneva dichiarazioni mai pronunciate dal Papa. Il Vaticano ha subito smentito il messaggio, ma al di là di questo c’è da riflettere. Gli analisti prevedono che i risultati di penetrazione russa nei paesi sub sahariani e saheliani procederà ancora nei prossimi mesi.
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