Attualità

Al via nella carceri uno “sciopero nazionale” dei detenuti

di Angelo Vitale -


Obiettivo, combattere il sovraffollamento delle carceri. “I recenti fatti di cronaca, le ultime ennesime inchieste sulle violenze negli istituti di pena, evidenziano ancora una volta la necessità di un intervento che diminuisca con effetto immediato il numero della popolazione carceraria. Lo impone ogni principio anche sovranazionale di tutela dei diritti umani, lo chiedono le nostre coscienze”. Lo sottolineano in una nota la Giunta delle camere penali e dell’Osservatorio Carcere che ricorda come “dal carcere di Rebibbia Nuovo Complesso, con una lettera resa pubblica da Nessuno tocchi Caino, un recluso, Giovanni Granieri, comunica che dal 27 aprile è iniziato uno sciopero nazionale ad oltranza nelle carceri italiane”.

“I detenuti non acquisteranno più la spesa fino a data da destinarsi. In un contesto di generale sofferenza, si infliggeranno questa ulteriore privazione perché, scrivono: ‘Non possiamo più accettare di vivere in condizioni che violano nostri diritti umani fondamentali’. Ieri al carcere femminile della Giudecca, dove il Pontefice ha voluto che fosse ospitato il Padiglione della Santa Sede per la sessantesima edizione della Biennale d’Arte, ha preso avvio la sua visita alla città di Venezia. – continua la nota – Il Papa è stato accolto ‘in questo inferno mascherato di giustizia’, come recita un verso di un componimento di una delle detenute, per portare una parola di speranza. Da tempo denunciamo la condizione di illegalità in cui versa il sistema carcerario nazionale”.

“Il costante aumento della popolazione carceraria, determinato anche dalla continua introduzione di nuove fattispecie di reato, e dalla rincorsa all’innalzamento delle pene, presto porterà l’intero sistema a superare i livelli di sovraffollamento che nel 2013 condussero all’umiliante condanna dell’Italia da parte della Corte Edu con la nota sentenza Torreggiani. Nel frattempo, assistiamo inermi al più alto numero di suicidi mai raggiunto nel nostro paese, cui si sommano le migliaia di atti di autolesionismo enumerati dall’Autorità Garante dei diritti delle persone detenute. – proseguono i penalisti – L’immediata adozione di soluzioni emergenziali che riportino il numero dei detenuti entro livelli accettabili appare oltremodo necessario e ormai improcrastinabile al fine concedere un minimo di sollievo ai detenuti e a tutti gli operatori quotidianamente impegnati a prestare la propria opera all’interno delle strutture carcerarie”.

“Nonostante il nostro grido di allarme, nonostante l’urlo disperato della popolazione detentiva, nulla sembra però smuovere le coscienze di chi, per le responsabilità politiche e di governo assunte, avrebbe il dovere di fare qualcosa. Ora e subito! Tutto sembra avvolto da un torpore ingiustificabile e da una ignavia colpevole. Tutto sembra scivolarci accanto, preda di un inesorabile destino disumano e degradante. Neppure sembrano squarciare questo velo di indifferenza le ultime drammatiche notizie di sistematica violenza in danno di persone private della libertà personale e poste in custodia dello Stato, malgrado trafiggano la coscienza collettiva e offendano il Paese e le sue istituzioni. Le violenze diffuse, in questo caso, sono ancor più inaccettabili e disgustose, perché calpestano e offendono la dignità di minori detenuti, ragazzi che il nostro sistema dovrebbe maggiormente tutelare in ragione della loro fragilità emotiva, caratteriale e umana”.

“È amaro constatare che quanto reso noto in occasione di una iniziativa giudiziaria sulle violenze registratesi al “Beccaria” di Milano, ferma restando la presunzione di non colpevolezza degli indagati, dimostri, ancora una volta e forse ancor di più, che le condizioni di abbandono, di disinteresse, di degrado in cui versano le nostre carceri, il sovraffollamento, le carenti risorse, umane e finanziarie, stanno trasformando, sempre più, quei luoghi di dolore e sofferenza in veri e propri buchi neri della legalità. Luoghi in cui lentamente muore la nostra democrazia assieme alla nostra umanità. Purtroppo, nemmeno gli istituti per i minorenni sfuggono a questo inesorabile destino. – continuano i penalisti – Proprio quegli istituti, che dovrebbero rappresentare l’estrema ed ultima risposta ai comportamenti devianti dei minori, con le loro disarmanti storie di sistematica violenza, ancora una volta ci inducono ad urlare, con tutta la forza possibile, con tutta la disperazione immaginabile, che la risposta del Governo e del Parlamento ad una situazione non più tollerabile non può tardare oltre, né disperdersi in percorsi privi di concretezza e soprattutto di immediata efficacia”.

“L’intero sistema delle pene e della loro esecuzione dovrà essere oggetto di una profonda riforma, che finalmente porti il carcere alla sua vocazione costituzionale ripartendo dai lavori degli Stati Generali dell’Esecuzione Penale, colpevolmente abbandonati al dimenticatoio delle battaglie politiche impopolari, ma prima di ogni altra cosa, qui e ora, è necessario un intervento che diminuisca con effetto immediato il numero della popolazione carceraria, lo impone ogni principio anche sovranazionale di tutela dei diritti umani, lo chiedono le nostre coscienze. Il tempo dell’agire è davvero scaduto”, concludono i penalisti.


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