Politica

Alle urne non contano Flotilla e la guerra a Gaza

Dalle prime consultazioni della maratona elettorale una lezione per entrambi gli schieramenti

di Angelo Vitale -


Quella delle urne delle Regionali di ieri, per entrambi gli schieramenti, è una prima significativa lezione per imparare a scrivere il vademecum delle prossime Politiche del 2027: un centrodestra forte ma non egemone e un centrosinistra in crescita pur senza vincere, lavoro da fare per entrambi i fronti, più duro quello del centrosinistra che il Pd ritiene di poter guidare, agitare le piazze e affiancare temi pur importanti e attuali come Flotilla e la guerra di Gaza alle esigenze quotidiane dei cittadini – lo dicono le Marche – non ha contato e non basta.

La lezione delle prime Regionali: agitare le piazze non paga

La partita d’autunno della politica italiana è cominciata nella mattinata di ieri, con i primi risultati delle Regionali in Val d’Aosta, quasi un “riscaldamento” prima del match vero e proprio delle Marche. Da Aosta, per il centrodestra cominciava a rimbalzare, pur con le debite e obbligatorie differenze del quadro generale del Paese rispetto ad una regione ove domina la spinta autonomista dell’Union Valdôtaine, un segnale importante, con il riassetto interno dei ruoli. Fratelli d’Italia a primeggiare, a ruota Forza Italia dopo il furbo abbraccio con La Renaissance, solo terza la Lega.

Poi, dalle 15 – con la chiusura dei seggi nelle Marche – la risposta a chi pensava di consegnare un avviso di sfratto alla premier Giorgia Meloni: Francesco Acquaroli senza intoppi a guadagnare punti su punti negli exit poll nei confronti dello sfidante Matteo Ricci, avviandosi verso la riconferma a governatore.

A leggere i primi numeri, sei-sette punti di avanzamento dell’astensionismo, che gli esperti dicono tradursi in poco meno di 50mila elettori stufi della politica, o forse solo dei suoi meccanismi se non pure dei temi agitati nella campagna precedente all’apertura dei seggi. Circa cinquantamila, come il numero di preferenze che distanzierebbe i due maggiori candidati. Poi, con lo scrutino reale, un’erosione che dimezza questo dato ma non muta lo scenario.

Lo sfottò di Donzelli

Dopo poco più di un’ora dal via dello scrutinio, puntuale lo sfottò di Giovanni Donzelli, responsabile dell’organizzazione di Fratelli d’Italia: “Ora il centrosinistra dirà che è una piccola competizione locale. Hanno detto che era la ’grande sfida, l’Ohio d’Italia, ora che hanno perso diranno che era una piccola vicenda locale”.

A giochi ormai portati a casa, una certezza che fino a venerdì scorso non era stata incrollabile. Il via della maratona nelle sette regioni chiamate al voto fino a novembre partiva – Val d’Aosta a parte – con le Marche ove nel 2020 il partito della premier aveva messo la sua bandierina dopo il successo di Marco Marsilio in Abruzzo nell’anno precedente. Un presidente, Acquaroli, che il 17 settembre scorso aveva ricevuto da Meloni pure un buffetto (Non sa comunicare bene”) ma che alla fine ha vinto.

Il calo della Lega

Nei numeri degli exit poll, subito evidente, il calo della Lega cui da mesi, ovunque, lavora ai fianchi Forza Italia. Forzando ora un’interpretazione spiccia di questo primo quadro, un centrodestra ove la destra conta per il bottino che incassa il partito della premier e il centro vale per quanto, sgomitando, quello guidato da Antonio Tajani si propone sempre più di fare. Probabilmente spiccia anche l’interpretazione che darà del voto il leader leghista, provando a semplificare ciò che si sta affermando come un vero e proprio problema di identità, Vannacci a parte, che gli elettori faticano a trovare in quello che fu il Carroccio.

Centrosinistra, il senso della sconfitta

Nel centrosinistra, il “campo largo” con il quale fare da ora i conti è quello ove si sono persi migliaia di voti che Matteo Ricci, forte di una partenza frizzante della campagna elettorale nonostante la mazzata dell’inchiesta che ne ha colpito l’operato di primo cittadino di Pesaro, pensava di recuperare. Così non è stato. Il senso della sconfitta, forse, in un passaggio del messaggio trapelato da una chat nelle settimane scorse (“Abbiamo secondo me mobilitato bene in queste settimane l’elettorato di centrosinistra (con Gaza, sanità pubblica, salario minimo ecc) e continueremo fino alla fine. Ma temo che potrebbe non bastare”).

Chissà quanto ha contato – nel bene e nel male, a suo favore o sfavore – la miscela delle liste sanitarie da rivoluzionare con la tragedia di Gaza e le vicende di Flotilla e quella bandiera della Palestina che sovrastava il palco del comizio di chiusura della campagna elettorale.


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