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Altro che meridionali fannulloni: è il lavoro nero che penalizza il Sud

di Angelo Vitale -


Il lavoro nero, quello sommerso, che insidia l’occupazione anche nelle statistiche. I lavoratori dipendenti del settore privato del Nord – lo rivela l’Ufficio Studi della Cgia di Mestre – lavorano quasi 2 mesi in più all’anno di quelli del Mezzogiorno. L’abituale sprezzante immagine, tutta dettata dagli automatismi, sul Nord operoso e il Sud sfaticato? Nulla di tutto questo. Anche perché, alla luce di quanto viene evidenziato, il divario vewro è un altro: i primi, quelli del Nord, percepiscono una retribuzione giornaliera del 34 per cento più alta di quelli del Sud.

Non è vero, quindi, che nel Nord del Paese gli impiegati e gli operai sono degli stacanovisti e quelli meridionali sono scansafatiche. Anche nel Mezzogiorno si lavora molto e, probabilmente – rileva la Cgia-, anche di più che in altre aree del Paese. Purtroppo, lo si fa in “nero”: questa la cruda verità.

E le ore lavorate irregolarmente non possono, ovviamednte, essere incluse nelle statistiche ufficiali dell’Inps. In più, la concorrenza sleale praticata dalle realtà completamente o in parte sconosciute al Fisco e all’Inps mantengono, nei settori in cui operano, molto basse le retribuzioni previste dai contratti. Le quali, se aumentassero anche di poco, condurrebbero molte imprese regolari ad un incremento dei costi che le metterebbe probabilmente fuori mercato.

Insomma – volendo per un attimo non considerare l’ovvia necessità di aumentare per contratto gli stipendi dei livelli di inquadramento inferiori, il vero problema nazionale è la diffusione del sommerso che rende l’occupazione del Mezzogiorno fragile e povera. Un’evidenza non propria ignota a tutte le analisi ma che, ribadita dalla Cgia, serve ad affermare l’indispensabilità di contrastare efficacemente il lavoro irregolare. senza azioni decise in merito, il divario Nord-Sud rimarrà un marchio indelebile del Paese, danneggiandolo nella sua interezza.

Nel dettaglio, i dati Cgia sui numeri Inps, sono netti: nel 2021 il numero medio delle giornate retribuite al Nord è stato pari a 247, al Sud di 211. Al Nord un operaio ha lavorato 36 giorni in più, quasi 2 mesi lavorativi “aggiuntivi” rispetto al tempo di un operaio meridionale. La retribuzione media giornaliera lorda al Nord è di 100 euro, al Sud di 75 euro, più bassa del 34%.

Non pesa solo il “nero”, sugli stipendi. Al Sud manca l’industria, soprattutto quella hig-tech. E le attività bancarie, finanziarie ed assicurative sono a limitata concentrazione. Numerosi i precari, molti i lavoratori intermittenti, soprattutto nei servizi, diffusissimo il lavoro stagionale, specie nel turismo. Pochi i laureati che lavorano.

Altra incidenza, quella della produttività che emerge dal rapporto del valore aggiunto per ore lavorate. Se al Nord il valore medio del 2019 si attestava sui 40 euro circa, nel Mezzogiorno era di 30 euro, il 33% in meno. Dati più recenti, letti al 2021, per una breve classifica degli stipendi giornalieri. Anche qui il Nord (con il Centro) è in testa. Il più alto in provincia di Milano (124 euro). A seguire, Bolzano (104,8 euro), Parma (103,8 euro), Bologna (103,4 euro), Modena (102 euro), Roma (101,3 euro), Reggio Emilia (100,6 euro), Genova (99,8 euro), Trieste (99,4 euro) e Torino (98,5 euro). I più bassi a Trapani (67,1 euro), Cosenza (66,8 euro), Vibo Valentia (66,7 euro), Ragusa (66,5 euro).

Le ore ufficiali più lavorate a Lecco (259,5 giorni), seguita da Vicenza (258,2), Treviso (256,9), Lodi (256,7), Pordenone (256 giorni), Bergamo (255,6 giorni), Padova (255,4), Cremona (254,8 giorni), Reggio Emilia (254,1 giorni) e Modena (252,2 giorni). Sud e Isole, conm l’eccezione di Rimi, per le province dove i lavoratori sono stati meno presenti in ufficio o in fabbrica: Crotone (200,7 giorni), Lecce (200 giorni), Rimini (199,5 giorni), Agrigento (199,3 giorni) Salerno (198,7 giorni), Foggia (198,4 giorni), Cosenza (196,8 giorni), Trapani (195,6 giorni), Nuoro (193,7 giorni), Messina (193,4 giorni) e Vibo Valentia (177,2 giorni).

Fa riflettere anche la retribuzione giornaliera dei dirigenti, superiore del 577% a quella degli operai. Ai primi, nel 2021, una paga lorda di 500 euro a fronte di 291 giorni di lavoro all’anno, ai secondi di 74 euro per un totale di giorni lavorati pari a 219. Mentre la paga degli impiegati è è pari a 97,5 euro e quella dei quadri di 219 euro al giorno.

Di interesse poi, per il quadro occupazionale complessivo lungo lo Stivale, la lettura dei settori che durante il 2021 hanno evidenziato le retribuzioni giornaliere pù elevate. Dati, questi, che indirettamente restituiscono l’analisi del trend dei lavori più richiesti. In primo piano, gli occupati del settore creditizio-finanziario-assicurativo (170 euro lordi), dell’estrattivo (163,5 euro), del comparto energia (161,3 euro), dell’informazione-comunicazione (126,4 euro) e del manifatturiero (107,2 euro). I meno pagati, nel noleggio-agenzie di viaggio-servizi (68,2 euro) e quelli impegnati nelle aziende del settore ricettivo e in quello della ristorazione (56 euro).


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