Cronaca

Identificata la donna uccisa a Villa Pamphili, si chiamava Anastasia Trofimova

di Redazione -


Si chiamava Anastasia Trofimova, aveva 28 anni ed era arrivata in Europa nel 2023 da Omsk, in Siberia. È lei la madre della piccola Andromeda, la bimba trovata morta il 7 giugno scorso a Villa Pamphili, a pochi metri dal corpo ormai irriconoscibile della donna. Un giallo atroce, apparentemente senza nome, che sta ora trovando un volto e una storia grazie alle indagini della Procura di Roma e alla collaborazione tra le autorità italiane, l’FBI e le forze dell’ordine maltesi. La svolta è arrivata grazie alla segnalazione di una testimone alla trasmissione Chi l’ha visto?, che ha permesso di risalire all’identità della donna tramite un tatuaggio su un piede. A riconoscerla con certezza è stata la madre di Anastasia, che vive ancora in Russia. “Lei è mia figlia”, ha affermato dopo aver visionato le immagini. La conferma è arrivata anche da una videochiamata del 27 maggio, in cui Anastasia le aveva presentato l’uomo con cui viveva: Francis Kaufmann, alias Rexal Ford, regista americano dal passato opaco e dall’identità sfuggente. Oggi Kaufmann si trova detenuto in Grecia, nel carcere di Larissa, dopo essere stato fermato il 13 giugno sull’isola di Skiathos, dove era arrivato in aereo con documenti falsi e tre carte di credito, almeno una delle quali riconducibile ai suoi genitori californiani. Secondo le autorità italiane, sarebbe lui l’autore dell’omicidio della piccola Andromeda, strangolata e abbandonata nella grande area verde della Capitale la sera del 6 giugno. Il cadavere della bambina è stato trovato poche ore prima rispetto a quello della madre, il cui corpo, in avanzato stato di decomposizione, non ha permesso di accertare le cause della morte. L’accusa a carico dell’uomo è di omicidio volontario aggravato.

Restano ancora molte domande aperte

Kaufmann si era trasferito a Malta nel 2021, anche se il primo contatto con Anastasia risale al settembre 2023. La figlia era nata il 14 giugno dello stesso anno. Negli ultimi mesi, il rapporto tra i due si era incrinato. In una mail inviata il 2 giugno, pochi giorni prima della tragedia, la giovane scriveva alla madre che la situazione con Kaufmann era complicata, ma che stavano tentando di risolverla. Dopo quell’ultimo messaggio, però, è calato il silenzio. Nessuna denuncia di scomparsa è stata presentata, rendendo le ricerche più difficili. A mettere insieme i pezzi è stata l’intuizione di un’amica della famiglia, insospettita dall’assenza prolungata di notizie e da alcuni dettagli emersi online. Intanto, sul passato del presunto assassino emergono nuovi elementi inquietanti: nel 2020 aveva ottenuto un finanziamento pubblico da oltre 860mila euro per la produzione del film Stelle della Notte, di cui risultava regista. Il Ministero della Cultura ha avviato verifiche per accertare eventuali irregolarità, minacciando la revoca dei benefici e la segnalazione alla magistratura. Kaufmann usava anche un alias italiano, “Matteo Capozzi”, per acquistare una SIM e cercare casa a Roma, tra i quartieri Aurelio e Monteverde. Non viveva come un senzatetto, nonostante la presenza sporadica in strada: era stato identificato più volte dalla polizia, persino dopo la morte di Anastasia. Ora, su disposizione del questore di Roma, Roberto Massucci, è stata avviata una ricostruzione dettagliata delle attività di controllo per individuare eventuali falle nei sistemi di sorveglianza.


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