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Biden si rimette nei guai: il governo cinese convoca l’ambasciatore Usa per le accuse a Xi Jinping

di Angelo Vitale -


Joe Biden non ritiene che le parole da lui pronunciate su Xi Jinping, che ha definito “un dittatore”, avranno conseguenze sugli sforzi per il disgelo tra Cina e Stati Uniti. “La risposta alla sua domanda è no”, ha detto il presidente americano, rispondendo ieri ad una domanda in proposito durante la conferenza stampa con Narendra Modi.

Biden ha poi cercato di minimizzare quella che ha definito “un’isteria” riguardo alle relazioni con la Cina: “abbiamo avuto un incidente che ha creato della confusione – ha detto riferendosi alla vicenda del pallone spia – ma il segretario Blinken ha avuto una grande visita in Cina, mi aspetto di incontrarmi con il presidente Xi in futuro”. “Non credo che abbiano avuto vere conseguenze”, ha concluso Biden.

Ma la risposta alle sue parole non è tardata ad arrivare. Il governo cinese ha convocato l’ambasciatore americano a Pechino per protestare per le parole di Joe Biden che ha definito Xi Jinping “un dittatore” durante un discorso con i suoi finanziatori. Lo ha rivelato il Wall Street Journal, citando tre fonti americane che spiegano che la convocazione di Nicholas Burns è stata tenuta riservata nel tentativo di preservare i progressi verso il disgelo tra Stati Uniti e Cina fatti durante la visita di Anthony Blinken.


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