Cultura & Spettacolo

Carlo Scarpa: l’architettura come arte totale

di Monica Marini -


Per comprendere la genialità di Carlo Scarpa bisogna visitare il complesso cimiteriale Brion a San Vito d’Altivole. Dove non a caso è stato girato il sequel del film campione d’incasso Dune, del regista Denis Villeneuve. Un monumento in cui si esplica la capacità visionaria di uno dei più grandi architetti italiani del Novecento. Una figura che emerge come singolare, in cui fonde tradizione e modernità in una sintesi poetica e raffinata. La sua opera, che si caratterizza per la meticolosa attenzione al dettaglio e il profondo rispetto per il contesto storico e culturale, rappresenta un unicum nel panorama architettonico internazionale. Per Scarpa l’architettura è concepita come un linguaggio complesso, dove ogni elemento, dal materiale alla luce, contribuisce a creare un’esperienza sensoriale e narrativa. Il suo approccio progettuale si basa sul disegno meditato, in cui la riflessione visiva guida la composizione spaziale. Ogni progetto è il risultato di un processo creativo che integra arte, artigianato e architettura, in una sintesi e ricerca continua di armonia e bellezza. Uno degli esempi più emblematici della sua architettura è il restauro del Museo di Castelvecchio nella “mia” Verona. In questo intervento, Scarpa dialoga con la preesistenza medievale, introducendo nuovi elementi architettonici che valorizzano le opere esposte e creano percorsi museali dinamici e coinvolgenti. La sua capacità di orchestrare materiali diversi, come il cemento, il vetro e il legno, conferisce agli spazi una qualità tattile e visiva unica. Altro capolavoro è la Fondazione Querini Stampalia a Venezia, la sua Venezia, dove l’archistar reinterpreta gli spazi storici con interventi moderni, creando un equilibrio tra antico e nuovo. L’uso sapiente dell’acqua, elemento che vivifica la città lagunare, diventa parte integrante del progetto, contribuendo a definire l’atmosfera degli ambienti. Tornando alla Tomba del fondatore del gruppo Brionvega, Giuseppe Brion, essa rappresenta forse l’opera più intensa e simbolica di Scarpa. Un monumento cimiteriale di aspetto brutalista, per rimanere alla più recente filmografia rappresentata dal vincitore dell’Oscar 2025, interpretato da Adrien Brody. In questo complesso funerario, l’architetto ha espresso una visione spirituale dell’architettura, dove ogni dettaglio, dalle geometrie alle scelte materiche, è carico di significati simbolici. L’interazione tra spazio, luce e natura crea un luogo di magia e meditazione, coniugate dalla memoria, in cui l’architettura per forza di cose diventa anche esperienza emotiva. L’intuizione geniale di Carlo Scarpa è nella capacità di trasformare l’architettura in un’opera d’arte totale, dove ogni elemento contribuisce a un racconto complesso e stratificato. La sua figura continua a influenzare generazioni di architetti, che trovano nella sua eredità un esempio di come la sensibilità artistica e la competenza tecnica convergano in creazioni di ineguagliata bellezza e significato.


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