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Chi ha ucciso Manuela Murgia? Dopo 30 anni si riapre a Cagliari il caso sulla sua morte

di Dave Hill Cirio -


Oggi Manuela Murgia avrebbe 46 anni. Ne aveva 16 quando fu ritrovata morta il 5 febbraio del 1995 nel canyon della necropoli di Tuvixeddu a Cagliari. All’epoca, la sua morte venne rapidamente archiviata come suicidio, le indagini furono concluse secondo canoni che talvolta tuttora vengono seguiti: la giovane era scomparsa il giorno prima, dopo essere uscita di casa con l’intenzione di incontrare qualcuno, e fu vista salire su un’auto prima di sparire. Un giallo aperto, almeno per i familiari di Manuela che non hanno mai creduto alla tesi del suicidio, rilevando numerose incongruenze e dettagli sospetti, come il fatto che Manuela nascondesse somme di denaro e ricevesse strane telefonate nei giorni precedenti la morte, che la gettavano in uno stato di forte sconforto.

Un giallo che si riapre, come quello di Garlasco che tiene banco ogni giorno sui giornali e in tv e che mette sul banco degli indagati il suo allora fidanzato 24enne. Dopo trent’anni e due archiviazioni come suicidio, il caso presenta nuovi sviluppi proprio grazie alla tenacia dei familiari e a nuove consulenze tecniche che potranno essere definite. Gli elementi che hanno portato alla riapertura risiedono innanzitutto nel ritrovamento, ancora sigillati, degli abiti indossati da Manuela il giorno della morte, conservati per trent’anni in un magazzino dell’ospedale universitario di Cagliari. Questi vestiti saranno ora sottoposti ad analisi genetiche e biologiche con tecniche moderne per cercare tracce di Dna o altri materiali utili alle indagini.

Ma c’è dell’altro. Una nuova perizia medico-legale ha ipotizzato che le lesioni già quel giorno evidenti sul corpo della ragazza non fossero compatibili con una caduta accidentale o volontaria, ma piuttosto con un impatto contro un’auto, addirittura seguito da una possibile violenza sessuale e infine dall’occultamento del cadavere.

Tra i dettagli che hanno sempre alimentato i sospetti, le scarpe di Manuela che furono ritrovate pulite nonostante il terreno fangoso del dirupo, oltre a una telefonata anonima che permise di localizzare il corpo ma poi non fu mai completamente approfondita perché non fu mai chiarito chi fosse l’autore della chiamata e come conoscesse l’esatta posizione della ragazza.

Alla luce di queste nuove evidenze, l’ex fidanzato di Manuela, Enrico Astero, oggi 54enne, è stato iscritto nel registro degli indagati con l’accusa di omicidio volontario. Un atto dovuto, per consentirgli di nominare un proprio consulente durante gli accertamenti tecnici irripetibili sui vestiti della vittima, come previsto dalla legge.

Le cronache non raccontano – ancora – come la sua figura e i suoi comportamenti furono all’epoca eventualmente indagati, né ove oggi viva e cosa faccia. Dai prossimi giorni, come per Andrea Sempio nel caso di Garlasco, la sua vita sarà probabilmente radiografata perché centrale nell’auspicabile svolta nelle indagini sulla morte di Manuela Murgia.


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