Cultura & Spettacolo

Con Scaramuzzo il ritorno ai luoghi della vita di ognuno

di Nicola Santini -


Il prossimo 29 maggio, alle 20, presso il Teatro Palladium di Roma andrà in scena “Incontri di corpi in viaggio”, l’attesissimo spettacolo, a cura di Roma Tre Mimesis, vanta l’ideazione e la regia di Gilberto Scaramuzzo.
Come nasce il progetto “Incontri di corpi in viaggio”?
Non è mai facile dire come nasca un progetto, e sono molte le concause che partecipano questa nascita. Sia di natura sociale sia di natura personale. Certamente, la volontà di ripensare al senso dell’esistenza e di come il corpo sia un protagonista sottovalutato di questa esperienza. E poi il mistero della morte, come epilogo, forse, di questo viaggio. Sul piano pratico, abbiamo cominciato il lavoro di ricerca con la Compagnia di arti sceniche del Dipartimento di scienze della formazione “Roma Tre Mimesis” – di cui sono direttore – partendo da alcune immagini e ricercando, soprattutto, la semplicità, l’essenzialità. Sapevo da subito che sarebbe dovuto essere un lavoro corale e impegnativo da un punto di vista fisico. E sapevo che avremmo raccontato il viaggio della vita, dalla nascita alla morte, ma anche con uno sguardo al prima e al dopo. Il lavoro, poi, si è sviluppato da sé. Certo, durante la sperimentazione abbiamo tolto molto per riuscire a raggiungere quell’essenzialità che ricercavamo fin dall’inizio.

Quale è il messaggio che vorrebbe arrivasse al pubblico?
Non un messaggio, ma un’esperienza. Tornare a ripercorrere i sentieri della propria vita. Quei momenti piccoli, dimenticati nella vita di tutti i giorni, eppure presenti, accessibili a un ascolto più intimo. Costruire un silenzio di ascolto in cui piano piano lo spettatore, ascoltando pezzetti della vita degli altri, potesse tornare ai luoghi della sua vita. Con gli attori e le attrici, le danzatrici e la cantante abbiamo ricercato. Ciascuno nella propria verità, nel proprio mondo dei ricordi. Aprendo pagine che è stato bello dischiudere insieme. Ciascuno ha consegnato momenti della propria esistenza agli altri. La speranza è che, attraverso questi doni portati in scena dagli artisti, lo spettatore possa agire per sé, in sé, movimenti analoghi e riassaporare, in un mondo che corre e che fa dimenticare, la bellezza del ricordo.

Sul palcoscenico si alterneranno circa una ventina di artisti.
Si alterneranno una ventina di artisti provenienti da diverse discipline delle arti sceniche. La compagnia del dipartimento ha una composizione molto eterogenea, sia per età sia per esperienza professionale, e questa è una sua ricchezza. Più che al virtuosismo tecnico, gli artisti sono formati alla ricerca di verità da vivere sulla scena, offrendo spazi del proprio mondo personale al pubblico. Eppure, non mancano momenti di alta professionalità, per le qualità delle soliste impegnate nell’opera. Quindi quello che si offre allo spettatore è una ricchezza di umanità che si espone, nuda, agli sguardi e all’ascolto. Molta della forza del lavoro si deve poi all’apporto delle opere di scena di Luca Virgili e al disegno luci di Simona Altieri.

A quali altri progetti, attualmente, si sta dedicando?
A “Solitudini”, che è il nome del progetto di ricerca che produrrà uno spettacolo per la prossima stagione. Anche in questo caso, un lavoro corale dove la solitudine è letta nelle sue molteplici sfaccettature, dalle più tragiche alle più edificanti.


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