Di Pietro sfida Gratteri a un confronto sul referendum
Ancora non c’è la data del referendum confermativo sulla riforma della giustizia – anzi, la sua individuazione è diventata altro motivo di scontro – ma il dibattito è già entrato assolutamente nel vivo. L’impressione, insomma, è che i mesi che ancora ci separano dalla consultazione elettorale vedranno, se possibile, un ulteriore inasprimento dei toni e un innalzamento del livello di scontro.
Un primo assaggio si è avuto ieri a Napoli, dove il comitato Sì Separa, promosso dalla Fondazione Einaudi ha aperto ufficialmente le danze con una prima iniziativa pubblica. L’obiettivo è quello di discutere della riforma con i cittadini e di farlo nel merito, sui contenuti. Forse proprio per questo l’incisività della comunicazione assume una valenza decisamente importante. Il convegno ha, infatti, offerto ad Antonio Di Pietro, tra i volti del comitato referendario, l’occasione di lanciare un vero e proprio guanto di sfida a Nicola Gratteri, schierato invece sul fronte del No alla riforma.
Un faccia a faccia in punta di ‘toga’. “Sono convinto che un confronto sereno tra me e Gratteri possa aiutare i cittadini a scegliere oggettivamente”, ha detto l’ex pm che in più di un’occasione ha ribadito come attualmente nelle aule di tribunale non si percepisca la terzietà del giudice. Come invece dovrebbe essere. Resta da vedere se Gratteri accetterà la proposta di Di Pietro sulla quale è intervenuto Carlo Calenda, anch’egli presente all’iniziativa partenopea del comitato referendario Sì Separa. “Mi sembra un’ottima idea”, ha detto il leader di Azione aggiungendo di ritenere che un eventuale confronto tra i due sarebbe molto utile.
Entrando nel merito della riforma che sarà sottoposta a referendum confermativo Calenda ha poi ricordato come “Azione aveva la separazione delle carriere nel suo programma” e che quindi ritiene la riforma del ministro Nordio “liberale e ampiamente condivisibile”. Questo sia in funzione della terzietà del giudice che con l’obiettivo di ridimensionare il potere delle “correnti del Csm che tengono sotto scacco la magistratura”. Un punto quest’ultimo sul quale si è soffermato anche il presidente della Fondazione Einaudi, Giuseppe Benedetto, per il quale “chi dice che la legge Nordio indebolisce la magistratura, sbaglia, indebolisce l’Anm. Saremo i primi a batterci contro chi vorrà sottoporre i PM all’esecutivo, ma le carriere dei magistrati devono essere separate, come avviene già in tutte le democrazie moderne”.
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