Dopo trent’anni Torino ha il nuovo Piano Regolatore
Un passaggio fondamentale per il futuro di Torino: la Giunta comunale ha approvato il progetto preliminare del nuovo Piano Regolatore Generale, lo strumento destinato a orientare le trasformazioni urbane della città nei prossimi anni. Dopo oltre trent’anni dall’adozione del Piano oggi vigente – approvato nel 1995 e redatto da Augusto Cagnardi e Vittorio Gregotti – l’amministrazione avvia così il percorso verso una nuova pianificazione urbana.
Con il via libera della Giunta, il Piano seguirà ora l’iter previsto dalla Legge Urbanistica Regionale: all’inizio del nuovo anno approderà nelle commissioni consiliari per la presentazione e il confronto, per poi arrivare al voto del Consiglio comunale, presumibilmente nel mese di febbraio. Una volta adottato, il documento sarà pubblicato per consentire la presentazione di osservazioni da parte di cittadini e portatori di interesse; successivamente si aprirà la conferenza di copianificazione con gli enti sovraordinati. Il percorso si concluderà con l’approvazione definitiva.
Il Piano Regolatore rappresenta lo strumento principale attraverso cui l’amministrazione governa l’assetto del territorio comunale: definisce regole, fissa limiti e delinea, in modo progettuale, il futuro della città, sia nelle aree di espansione sia nella trasformazione del tessuto urbano consolidato. L’impianto adottato è flessibile e aggiornabile, articolato su due livelli: uno strategico, dedicato alla visione e agli indirizzi generali, e uno conformativo, che disciplina puntualmente gli interventi. Al crescere dell’intensità delle trasformazioni aumenta la regia pubblica, secondo un principio di responsabilità che chiarisce ruoli, tempi e strumenti.
“È la mappa che traduce la nostra idea di futuro in scelte concrete – spiega il sindaco Stefano Lo Russo – a partire dalla rigenerazione del patrimonio urbano esistente, dalla riattivazione delle aree dismesse e dalla valorizzazione degli spazi già costruiti, rafforzando connessioni e servizi, progettando spazi pubblici inclusivi e infrastrutture efficienti. Quello approvato oggi è un progetto collettivo, nato da un percorso condiviso con cittadini, istituzioni, imprese e comunità locali, che mette al centro prossimità, innovazione e ambiente come leve trasversali di sviluppo. Un Piano che guarda alla città come a un sistema integrato di connessioni fisiche e digitali: reti di mobilità, infrastrutture ferroviarie e stradali, reti tecnologiche e servizi digitali come fattori essenziali di competitività, inclusione e qualità urbana. In questo quadro, le reti del trasporto pubblico locale sono funzioni abilitanti della trasformazione della città: la Linea 2 della metropolitana, insieme al sistema ferroviario metropolitano e alle linee tranviarie in sede propria, struttura le scelte urbanistiche, orienta le densità e rafforza l’accessibilità dei quartieri. La Torino del futuro che abbiamo in mente consolida il suo ruolo di città universitaria, di ricerca e di produzione avanzata, salvaguardando e potenziando la sua storica vocazione manifatturiera, che evolve verso modelli ad alto valore aggiunto, sostenibili e fortemente integrati con l’innovazione tecnologica. Poli accademici, distretti dell’innovazione, hub creativi e nuove economie locali dialogano con un sistema produttivo che resta centrale nell’identità e nello sviluppo della città.
Torino rafforza il proprio posizionamento europeo anche come nodo strategico della logistica e delle reti di scambio, grazie al potenziamento delle connessioni ferroviarie verso la Francia e la Liguria, ai corridoi transalpini e al ruolo della città nei flussi tra Mediterraneo ed Europa continentale, in un’ottica di sostenibilità e competitività.
La cultura e il turismo sono leve strutturali di questo disegno: il Piano riconosce il patrimonio storico, museale, architettonico e paesaggistico come una vera infrastruttura urbana, capace di generare valore economico, attrattività internazionale e coesione sociale. Eventi, istituzioni culturali, spazi creativi e una rete di accoglienza diffusa e accessibile rafforzano l’identità di Torino come città europea della cultura, del turismo sostenibile e della qualità dell’esperienza urbana. La natura entra nella struttura urbana come infrastruttura essenziale: fiumi, collina, parchi e corridoi ecologici formano un sistema integrato per la salute, il benessere e la resilienza climatica. Torino è inoltre il cuore della sua area metropolitana e, insieme ai Comuni vicini, condivide infrastrutture e opportunità, costruendo un sistema urbano interconnesso, aperto e competitivo su scala europea.”
Il Piano attribuisce un ruolo centrale ai quartieri, riconosciuti come unità urbanistiche di prossimità. Sono 34, ciascuno analizzato nelle proprie caratteristiche territoriali, identitarie e demografiche. Le specificità vengono tutelate e valorizzate attraverso il rafforzamento delle centralità locali – mercati, scuole, farmacie, biblioteche, spazi pubblici e aree gioco – elementi fondamentali della vita quotidiana e della coesione sociale.
Il documento promuove una concentrazione demografica sostenibile nelle aree meglio servite dal trasporto pubblico – metropolitana, Sistema Ferroviario Metropolitano e linee tranviarie in sede propria – introducendo un modello perequativo capace di redistribuire valore e finanziare la città pubblica. La previsione di nuovi spazi per usi temporanei e una maggiore flessibilità funzionale favoriscono la rapida riattivazione delle aree sottoutilizzate.
All’interno di questo impianto trovano spazio le Figure di Ricomposizione Urbana, strumenti pensati per creare continuità tra parti diverse della città e per favorire integrazione e connessione, piuttosto che una semplice aggiunta di nuovi insediamenti. Si tratta di trame urbane che ricuciono tessuti differenti e definiscono elementi chiave della qualità urbana: spazi pubblici, piani terra attivi, connessioni pedonali e ciclabili, sistemi ecologici integrati. Otto le figure individuate: Porta Nord, Dora Verde, Arena Ruffini, Centro Innovazione, Forum Civico, Nuove Economie, Spazio Futuro e Settimo Asse, ciascuna con un ruolo specifico nella trasformazione urbana e metropolitana. A queste si affiancano gli elementi che rendono la città una vera infrastruttura ecosistemica, attraverso standard prestazionali di sostenibilità per le nuove costruzioni e per gli interventi di demolizione e ricostruzione, oltre a criteri innovativi di gestione delle aree.
“La costruzione del nuovo Piano Regolatore Generale – conclude l’assessore all’Urbanistica e al Piano Regolatore Paolo Mazzoleni – si configura come un processo pubblico complesso, che intreccia organizzazione amministrativa, metodo di lavoro e produzione di conoscenza come parti inscindibili di un unico percorso. L’elaborazione del Progetto Preliminare si fonda su un impianto metodologico che valorizza il presidio pubblico del processo, il coordinamento tra saperi specialistici e la costruzione condivisa di un quadro conoscitivo solido e aggiornato. Il documento approvato oggi è frutto del lavoro di mesi di un team di circa 70 persone, con un’età media di 37 anni e raggiunge l’obiettivo che ci eravamo prefissati, ovvero di vedere approvato il primo progetto preliminare entro la fine del 2025. Ora auspichiamo che l’iter possa procedere in tempi ragionevoli per dotare la città di un nuovo strumento più adatto alle sue esigenze e alle trasformazioni che la stanno attraversando. Torino sta cambiando — e vuole cambiare bene. Vuole essere una città europea capace di competere sulle idee, sulle infrastrutture, sulla qualità urbana e sulla qualità della vita. Il nuovo Piano Regolatore è lo strumento che unisce visione e realismo e offre una mappa condivisa per costruire, insieme, la Torino che verrà”.
ilTorinese.it (fonte TorinoClick)
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