I commissari pronti a pretendere 5 miliardi dalla gestione precedente. Il ministro: "Non c'è nessun piano di chiusura"
Terzo giorno di lotta a Genova, la protesta dei lavoratori ex Ilva proseguirà oggi mentre Urso annuncia la richiesta di risarcimento ad ArcelorMittal. Accanto a loro ci saranno i metalmeccanici che hanno indetto una giornata di sciopero a sostegno della lotta dei colleghi delle acciaierie. Che da Cornigliano e giù fino a Taranto temono un ridimensionamento che potrebbe portare a nuovi licenziamenti. Scenari che ieri, però, il ministro all’Industria e al Made in Italy, Adolfo Urso, ha seccamente smentito.
Urso: Niente chiusura per l’ex Ilva ma richiesta di risarcimento ad ArcelorMittal
“Non c’è nessun piano di chiusura, anzi esattamente il contrario: i commissari hanno avviato un programma di manutenzione straordinaria per consegnare al futuro acquirente, entro marzo, impianti funzionanti e sicuri con almeno 4 milioni di capacità produttiva”, ha dichiarato durante il question time alla Camera. “A Genova nessuno andrà in cassa integrazione, l’operatività dello stabilimento non è in discussione: il governo – secondo Urso – è pronto a valutare l’intervento di un soggetto pubblico a supporto del piano industriale, nel pieno rispetto della normativa europea e secondo le procedure di gara, per assicurare la continuità produttiva degli stabilimenti dell’ex Ilva e il processo di decarbonizzazione”.
Stop al rigassificatore
Parole che aprono uno scenario nuovo ma che sa d’antico. Lo stesso sapore che ha la soluzione escogitata per dare energia agli stabilimenti: “In un contesto in cui non risulta praticabile la soluzione della nave rigassificatrice, in ragione delle opposizioni espresse dagli enti locali, stiamo lavorando a alle condizioni per un rifornimento terrestre di gas che possa risultare sostenibile economicamente”. Ma la notizia, se possibile, è ancora un’altra. Ed è proprio il ministro Urso a darla: “I commissari avvieranno nei prossimi giorni un’azione risarcitoria per circa 5 miliardi di euro”. Contro ArcelorMittal a causa dello “stato di totale abbandono e decadimento in cui sono stati lasciati gli impianti”.
Schlein chiama Meloni
Schlein cavalca la protesta unendosi alla richiesta dei sindacati di portare il tavolo sul futuro dell’ex Ilva a Palazzo Chigi. Vuole, come i lavoratori, che sia direttamente Giorgia Meloni a impegnarsi sul futuro dell’acciaio italiano. Intanto la Fim-Cisl è tornata a chiedere la revoca del ciclo corto: “Assomiglia di più a un piano a vita corta, non può essere preso in considerazione”, ha detto il segretario Ferdinando Uliano. Che ha aggiunto: “Serve un forte investimento pubblico che riqualifichi e rilanci gli impianti produttivi, rendendo ambientalmente sostenibile la produzione dell’acciaio. Se non si interviene subito il nostro Paese rischia di perdere sovranità industriale in un settore strategico come quello siderurgico e non possiamo permettercelo”.