Ambiente

FACCIAMO ACQUA

di Angelo Vitale -


Il “Fate presto!” gridato dai campi e dai fiumi e laghi in secca del Nord, alla fine, si è sposato nella Giornata Mondiale dell’Acqua con il primo cambio di marcia del Governo, che lamenta al Senato con la sua presidente di “aver ereditato una questione complessa”: un commissario a tempo per 9 mesi non ancora nominato, una cabina di regia, un programma di interventi in due passaggi, per affrontare la siccità. Intanto, la ricorrenza del World Water Day porta il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin addirittura a New York per un intervento alla Conferenza dell’Onu. Mentre in Italia le imprese e le più diverse realtà celebrano la giornata ricordando le loro iniziative. E molti media, non tanto stranamente, da giorni coniugano le notizie sulla siccità e sul World Water Day agli sprechi domestici e a quelli della rete idrica nazionale. Un fenomeno, quest’ultimo, sicuramente da decenni scandaloso e rilevante, ma a ben vedere soltanto uno degli aspetti della carenza idrica nazionale. Gli altri, importantissimi e forse ancora ai più oscuri, sono quelli in parte raccontati dalle righe del comunicato di Palazzo Chigi “annegato”, è il caso di dire, nei centinaia di articoli contornati dalle foto di rubinetti che vanno chiusi mentre ci laviamo i denti.
Il commissario “potrà agire sulle aree territoriali a rischio elevato e potrà sbloccare interventi di breve periodo come sfangamento e sghiaiamento degli invasi di raccolta delle acque, aumento della capacità degli invasi, gestione e utilizzo delle acque reflue, mediazione in caso di conflitti tra regioni ed enti locali in materia idrica, ricognizione del fabbisogno idrico nazionale”. E ancora, “pulitura degli invasi e necessità di investimenti per garantire la manutenzione e la realizzazione delle dighe”. La tabella di marcia? Una serie di azioni entro l’estate. Le altre, a seguire, sulle infrastrutture. Solo questo, per ora. Le associazioni si dicono in parte soddisfatte, almeno di questa prima scelta. Mancano i richiami al piano laghetti e al piano invasi ripetutamente illustrati da Coldiretti e Anbi al Governo, e a quelli precedenti. Per ora.
Intanto, raccontiamolo questo “spreco”, per come lo illustra l’edizione 2023 della ricerca della Community Valore Acqua per l’Italia creata nel 2019 da The European House – Ambrosetti per rappresentare la filiera estesa dell’acqua in Italia attraverso 31 partner che vanno dai gestori della rete agli erogatori del servizio, dal settore agricolo a quello industriale, dai provider di tecnologia alle istituzioni preposte e i partner scientifici Utilitalia e Fondazione Utilitatis. L’emergenza idrica – questo il dato – potrebbe mettere a rischio 320 miliardi, tra imprese idrovore e filiera estesa dell’acqua, il 18% del Pil.
La Community risponde con il modello circolare delle 5R: Raccolta, Ripristino, Riuso, Recupero e Riduzione. Il dettaglio, ovviamente, si intreccia alla lunga lista dei deficit finora non affrontati nel nostro Paese. Il tasso di sostituzione delle reti idriche italiane (il 25% ha più di 50 anni) è di 3,8 metri per km all’anno. A questo ritmo, ci vorrebbero 250 anni per la loro manutenzione completa. Poi, la filiera estesa dell’acqua è oggi poco digitalizzata. Se tutte le abitazioni fossero dotate di smart meter si potrebbero risparmiare fino a 2,4 miliardi all’anno riducendo di 513,3 milioni di metri cubi la richiesta idrica. Non basterebbe a vincere la siccità, ma da qualche parte si deve cominciare.


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