Federica Candelise: “Una formula gentile per parlare di violenza ai giovani”
Sul piccolo schermo e in radio, non solo Rai, la vediamo spesso nei panni di brillante opinionista. Federica Candelise, avvocato esperta in Diritto di Famiglia e Criminologia, reduce dal grande successo del suo libro “Io circolo delle anime”, si racconta a L’identità.
Federica, come ha vissuto l’esperienza di giurata nella sezione #SocialClip del Festival “Tulipani di Seta Nera”?
E’ stata un’esperienza che mi ha arricchito molto, non solo professionalmente ma ancor di più umanamente. Noi avvocati siamo abituati, normalmente, a difendere i diritti altrui piuttosto che a “giudicare”, per cui il ruolo di giurata mi ha incuriosito ma al tempo stesso appassionato, reputando l’occasione una sfida ulteriore per misurarmi in una veste, appunto, fuori da ciò che per me è ordinaria amministrazione. Di sicuro, è stato un gran privilegio aver avuto un ruolo attivo in questo importante Festival internazionale che pone l’accento sui temi sociali a me molto cari, per cui ringrazio tutti coloro i quali hanno riposto in me una tale fiducia.
Nel suo libro “Il circolo delle anime – Storie di crimini in famiglia”, affronta storie di violenza domestica e abusi familiari. Cosa l’ha spinta a raccontare queste vicende in forma narrativa?
In primo luogo il desiderio di offrire un mio piccolo contributo per la prevenzione ed il contrasto di fenomeni quali la violenza di genere, i maltrattamenti in famiglia e gli abusi sui minori. Tutte problematiche che, purtroppo, sono ancora molto attuali e frequenti, considerando che la famiglia dovrebbe solo ed unicamente essere luogo di protezione ed in cui sentirsi al sicuro, invece spesso diventa teatro dei più efferati delitti.
Porta spesso il suo libro nelle scuole.
Perché credo sia fondamentale partire dai giovanissimi per far capire loro quanto sia importante rispettare le scelte altrui ed anche i rifiuti di chi decide di non voler più avere niente a che fare con te, perché nessuno è proprietà di nessuno e questo è bene che sia chiaro fin dall’inizio. Si tratta di un libro rivolto a tutti, non solo agli addetti ai lavori, all’interno del quale racconto storie di crimini in famiglia, ispirate a situazioni realmente accadute che ho potuto toccare con mano attraverso il mio lavoro, sotto forma di saggio romanzato per offrire una chiave di lettura maggiormente fruibile per chiunque abbia voglia di leggerlo.
Ha riscontrato, nella sua esperienza professionale, un aumento delle denunce per violenza domestica negli ultimi anni?
Sul punto, in base alla mia modesta esperienza, devo dire che la situazione sta migliorando rispetto al passato. Mi riferisco agli ultimi due/tre anni, in cui soprattutto grazie ai numerosi interventi legislativi intervenuti (primo fra tutti il Codice Rosso e successive recenti modifiche) si registra adesso maggiore fiducia nel denunciare, da parte delle vittime di violenza domestica. Ciò che fa la differenza in questi casi è il momento in cui viene fatta la denuncia: troppe volte si procede in tal senso quando già la situazione è degenerata, quindi altamente pericolosa. E’ su questo che bisogna lavorare ancora, sicuramente molto è stato fatto dalle istituzioni, ma molto c’è ancora da fare per contrastare un fenomeno che resta ancora allarmante per il nostro Paese. (PG Sara Galimberti)
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