Finanziamenti ad Hamas dall’Italia: nove arresti e sette milioni di euro sotto indagine
Un sistema di finanziamenti ad Hamas dall’Italia, mascherato da iniziative umanitarie, avrebbe movimentato circa sette milioni di euro. È questo il cuore dell’operazione che ha portato all’arresto di nove persone e al coinvolgimento di tre associazioni, colpite da misure cautelari. L’indagine è coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia e antiterrorismo e segna uno dei più rilevanti interventi degli ultimi mesi sul fronte del contrasto al finanziamento del terrorismo.
Scendendo nel dettaglio, secondo gli inquirenti il denaro sarebbe stato raccolto e trasferito attraverso associazioni di beneficenza, con una rete di bonifici e triangolazioni internazionali che avrebbero aggirato i controlli. I fondi, sempre stando all’accusa, sarebbero poi arrivati a strutture e soggetti collegati all’organizzazione terroristica palestinese.
Tra gli arrestati figura anche Mohammad Hannoun, presidente dell’associazione dei palestinesi in Italia, indicato dagli investigatori come parte del comparto estero di Hamas e come riferimento della presunta cellula italiana del gruppo.
L’operazione e il ruolo delle forze dell’ordine
L’ordinanza di custodia cautelare in carcere è stata emessa dal giudice per le indagini preliminari su richiesta della Direzione distrettuale antimafia e antiterrorismo di Genova. A eseguirla sono stati gli agenti della Digos e i militari della Guardia di Finanza, in particolare il Nucleo di polizia economico-finanziaria e il Nucleo speciale di polizia valutaria.
L’inchiesta nasce dall’analisi di operazioni finanziarie considerate sospette e si è sviluppata anche grazie alla cooperazione con altri uffici giudiziari italiani e con autorità investigative di diversi Paesi dell’Unione europea, tra cui i Paesi Bassi.
I flussi verso Gaza e i destinatari
Secondo quanto ricostruito dagli investigatori, gli indagati avrebbero indirizzato i fondi verso organizzazioni con sede nella Striscia di Gaza, che lo Stato di Israele considera illegali perché ritenute collegate o controllate da Hamas. In alcuni casi, i trasferimenti sarebbero avvenuti anche direttamente verso esponenti di rilievo del movimento, tra cui Osama Alisawi, già ministro del governo di fatto di Hamas a Gaza.
Le reazioni istituzionali
Commentando l’operazione, il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ha sottolineato come, “nel pieno rispetto della presunzione di innocenza”, l’indagine abbia fatto emergere attività che, dietro iniziative di sostegno alla popolazione palestinese, avrebbero invece alimentato organizzazioni con finalità terroristiche. Un rischio che, ha aggiunto, resta sotto stretta attenzione da parte del governo.
La posizione della magistratura
In una nota congiunta, il procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo Giovanni Melillo e il procuratore di Genova Nicola Piacente hanno precisato che le indagini sui finanziamenti non attenuano né cancellano i crimini commessi contro la popolazione palestinese durante le operazioni militari israeliane successive al 7 ottobre 2023, per i quali è atteso il giudizio della Corte Penale Internazionale. Allo stesso tempo, spiegano i magistrati, tali crimini non possono in alcun modo giustificare o attenuare gli atti di terrorismo attribuiti ad Hamas e alle organizzazioni a essa collegate.
Un chiarimento che punta a tenere distinti i piani: quello delle responsabilità penali accertate nelle aule di giustizia e quello del contesto geopolitico e umanitario, che resta drammaticamente aperto.
Leggi anche: Gaza: tra freddo e violenza
Torna alle notizie in home