Il freddo ha spezzato un’altra vita nella Striscia di Gaza. Saeed Abdeen, un neonato di un mese, è morto all’ospedale Nasser di Khan Younis. La sua famiglia risiede nel vicino campo profughi di Mawasi. Almeno quattro bambini sono deceduti a causa dell’esposizione al gelo. Altre nove persone sono rimaste uccise nel crollo degli edifici bombardati da Israele che hanno ceduto agli acquazzoni di questi giorni.
Il doppio blocco di Israele contro i portatori di aiuti
A quattordici Ong umanitarie internazionali, lo Stato ebraico ha vietato l’ingresso nell’enclave palestinese. Il ministero israeliano per la Diaspora e la lotta all’antisemitismo, che da marzo ha di fatto il controllo delle procedure di accesso a Gaza, ha precisato in un comunicato che “solo 14 domande sono state respinte” a fine novembre su circa 100 presentate. “Le altre sono state approvate o sono in fase di revisione”, perché “Israele incoraggia l’azione umanitaria, ma non permetterà ad alcun attore ostile o sostenitore del terrorismo di operare sotto le mentite spoglie di aiuti umanitari”. Tra le Ong non autorizzate ci sono Save the Children, che aiuta 120mila bambini e l’American Friends Service Committee (Afsc).
Per diversi operatori questa decisione è un tentativo di “controllo politico” delle loro azioni, “nel mezzo di una catastrofe umanitaria nel territorio palestinese devastato dalla guerra, ancora privo di acqua corrente ed elettricità”. Sebbene l’accordo di cessate il fuoco del 10 ottobre prevedesse l’ingresso di 600 camion al giorno, in realtà solo 100-300 di questi trasportano aiuti umanitari, mentre il resto è costituito per lo più da beni commerciali inaccessibili alla stragrande maggioranza degli abitanti di Gaza.
Trump vuole passare alla seconda fase del piano per Gaza
È imminente un incontro a Miami tra l’inviato di Donald Trump, Steve Witkoff, il premier e ministro degli Esteri del Qatar, Mohammed bin Abdul Rahman al-Thani, il capo della diplomazia turca, Hakan Fidan, e il collega egiziano, Badr Abdelatty, per discutere della prossima fase dell’accordo per Gaza. A scrivere per la testata Axios di quello che sarebbe il vertice di più alto livello tra i mediatori negli Usa dalla firma dell’accordo lo scorso ottobre è stato Barak Ravid, citando un funzionario della Casa Bianca e altre due fonti autorevoli. L’obiettivo dei colloqui, si legge, è concordare i prossimi passi per fare pressioni su Israele e Hamas. Gli Stati Uniti e i tre Paesi mediatori ritengono che entrambe le parti stiano facendo pochi progressi.
Intanto, ha evidenziato Ravid, la Casa Bianca sta cercando di portare a termine i passaggi per l’istituzione del Board of Peace, il dispiegamento di una forza internazionale a Gaza e l’annuncio di un governo tecnico palestinese. Trump vuole procedere con le “ufficializzazioni” a gennaio.
La denuncia del Qatar
Il primo ministro del Qatar, lo sceicco Mohammed bin Abdulrahman bin Jassim Al Thani, ha avvertito che le violazioni quotidiane israeliane del cessate il fuoco nella Striscia stanno minacciando l’intero accordo. Il suo appello è giunto dopo il confronto con il segretario di Stato americano Marco Rubio a Washington. Il premier del Qatar ha chiesto l’accesso “incondizionato” degli aiuti umanitari a Gaza e sollecitato l’inizio della seconda fase dell’accordo, definendolo un passaggio urgente.
Gli inviti per il Board of Peace e l’apertura della Turchia
I leader di Italia, Germania, Regno Unito, Egitto, Qatar e Emirati Arabi Uniti sarebbero disponibili a unirsi al presidente degli Stati Uniti Donald Trump nel “Board of Peace”, che supervisionerà la gestione postbellica di Gaza, stando al Times of Israel. Gli Usa sperano che un’ampia partecipazione rafforzi la legittimità internazionale dell’iniziativa e aumenti la probabilità che gli Stati coinvolti siano disposti a contribuire con fondi, truppe o altre forme di sostegno.
La Turchia ha ribadito di essere pronta a far parte della International Stabilization Force (Isf) per la Striscia di Gaza, nonostante le obiezioni di Tel Aviv. “Siamo pronti a partecipare alla Isf, gli israeliani si oppongo apertamente e stiamo discutendo con gli altri partner”, ha spiegato il ministro degli Esteri turco Hakan Fidan, durante una intervista con la versione in inglese della tv di Stato turca, Trt World. Per Ankara è importante “vedere quello che è necessario sul campo” e “se qualcun altro può andare e fare qualcosa a favore dei valori umanitari a Gaza per noi va bene ma se c’è davvero bisogno della nostra assistenza siamo pronti a contribuire”, ha aggiunto Fidan.
Dall’Egitto nessun dietrofront su Gaza
In una dichiarazione del responsabile del Servizio egiziano per l’informazione statale, Diaa Rashwan, diffusa via Facebook riguardo dopo le notizie sull’accordo sul gas tra Egitto e Israele, si legge che si tratta di “una transazione puramente commerciale, conclusa esclusivamente sulla base di considerazioni economiche e di investimento e non implica dimensioni politiche o intese politiche”. L’intesa risponde a “regole di mercato e meccanismi di investimento internazionale”.
La Corte penale internazionale (Cpi) “deplora” le ultime sanzioni annunciate dagli Stati Uniti contro due giudici, accusati di essere “coinvolti direttamente in azioni politicizzate e illegittime contro Israele”. La Cpi “continuerà a portare avanti il suo mandato con indipendenza e imparzialità, nel pieno rispetto dello Statuto di Roma” e “continuerà il suo lavoro, con tutti i partner, per garantire l’attuazione efficace e indipendente del suo mandato”.