Attualità

Giocatori problematici o patologici: le dipendenze del gioco in Italia

di Eleonora Ciaffoloni -


Secondo l’Istituto Superiore di Sanità gli italiani che giocano sono circa 18 milioni e mezzo, ovvero il 36,4% della popolazione (43,7% uomini, 29,8% donne); di questi, 13.453.000 rientrano nella categoria del giocatore “sociale”, ovvero saltuario e per puro divertimento (2018). I giocatori stimati a “basso rischio” sono il 4,1% (2 milioni circa), i giocatori a “rischio moderato” rappresentano il 2,8% (1 milione e 400mila), quelli “problematici” sono il 3%, ovvero circa un milione e mezzo. Tra i giocatori problematici la fascia 50-64enni è la più rappresentata con il 35,5%. Va precisato che l’area dei giocatori problematici non coincide con quella dei giocatori patologici, definibili così solo a seguito di una diagnosi medica e successivamente alla “presa in carico” da parte delle strutture sanitarie. In Italia sono 13mila le persone che vengono assistite dai Dipartimenti delle Dipendenze Patologiche delle Asl, e rappresentano lo 0,87% dei giocatori “problematici”.

In Sardegna, l’organizzazione degli otto presidi territoriali (Unità Operative) che prendono in carico i pazienti GAP (gioco d’azzardo patologico), manifesta una buona efficacia, tanto più se confrontata con quella delle altre aree del Paese. Il coordinamento dell’intera offerta è affidato all’Unità Operativa di Cagliari. 

Nel 2019 sono stati poco meno di 600 i “presi in carico” dai servizi sanitari sardi per DGA; se si parametra questo dato alla popolazione dell’Isola e lo si confronta con quello dei 13mila a livello nazionale, si ricava che in Sardegna viene “intercettato” quasi il doppio dei giocatori patologici rispetto alla media.

L’emergenza sanitaria da SARS-CoV-2 ha comportato la rimodulazione delle azioni previste nell’ambito del Piano Regionale Gioco d’Azzardo Patologico, al fine di garantire la continuità delle iniziative di prevenzione, cura e riabilitazione previste. In linea con il dato nazionale, anche in Regione Sardegna si rileva nell’anno 2020 una riduzione dei nuovi accessi nei Servizi di circa il 50% rispetto all’anno precedente, presumibilmente legata alle limitazioni di gioco su rete fisica oltre alla ridotta agibilità negli spostamenti. L’assistenza alle persone con diagnosi di Disturbo da Gioco d’Azzardo, è stata caratterizzata da una riprogrammazione inevitabile delle attività, garantendo la continuità terapeutica attraverso contatti telefonici, colloqui individuali e familiari in videochiamata, incontri terapeutici di gruppo effettuati attraverso piattaforme online. Per quel che riguarda la modalità online, si è osservata una discreta partecipazione nonostante le difficoltà connesse all’utilizzo degli strumenti informatici non così facilmente fruibili dalle fasce d’età più avanzata. 

Le attività di prevenzione e promozione della salute attuate nell’ambito dei progetti di peer-education e life skills training messe in campo in presenza nel setting scolastico nell’anno 2019 (che avrebbero dovuto proseguire nell’annualità 2020), hanno subìto una inevitabile interruzione a causa della temporanea sospensione della didattica in presenza. 

Per tale ragione, superate le criticità delle scuole legate alla organizzazione della DAD, si è proceduto alla costruzione di nuovi modelli di lavoro online realizzati mediante tecniche e strumenti adattati alla specificità degli incontri in videoconferenza rivolti a educatori, insegnanti e studenti degli Istituti Secondari di II grado. Questo riadattamento delle procedure ha interessato anche tutte le azioni di prevenzione rivolte alla popolazione generale.

 


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