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Esteri

I falchi di Netanyahu mettono a rischio il futuro degli accordi su Gaza

La Germania sta per revocare l'embargo parziale sulle esportazioni di armi verso Israele

di Ernesto Ferrante -


L’Aeronautica militare israeliana ha ucciso un palestinese che aveva attraversato la “Linea Gialla”. Su Telegram la vittima è stata descritta come un “terrorista” che “rappresentava una minaccia immediata”. L’esercito dello Stato ebraico ha sottolineato di aver agito “in conformità con l’accordo di cessate il fuoco”. Almeno 266 persone sono morte dalla sua entrata in vigore.

Riaperti due valichi

Israele ha riaperto i valichi di Kerem Shalom e Al-Awja con l’Egitto e la Striscia di Gaza lasciando passare 110 camion di aiuti umanitari provenienti da Rafah e diretti alla popolazione palestinese. Lo hanno fatto sapere la Mezzaluna Rossa e la sicurezza egiziana di servizio ai passaggi. Tra le merci in viaggio anche macchinari da scavo forniti dal Cairo per la ricerca dei corpi degli ostaggi israeliani.

Smotrich e Ben Gvir ostacolano gli accordi su Gaza

I “falchi” del governo di Benjamin Netanyahu continuano ad alzare le barricate. Il ministro delle Finanze israeliano Bezalel Smotrich, leader della fazione di Sionismo Religioso, ha assicurato che nessun piano che contempli la nascita di uno Stato palestinese sarà mai attuato in Medio Oriente.

Più violento e minaccioso è stato il suo collega della Sicurezza nazionale Itamar Ben Gvir. La sua tesi è che il presidente dell’Autorità Nazionale Palestinese, Mahmoud Abbas, dovrebbe essere arrestato e alti funzionari dell’Anp dovrebbero essere assassinati prima che l’Onu voti per il riconoscimento di uno Stato palestinese. Con Gaza smilitarizzata e l’Anp riformata, si aprirebbe un percorso verso uno Stato palestinese a cui Ben Gvir e il suo partito Otzma Yehudit si oppongono fermamente.

Ben Gvir ha affermato che “non deve mai essere istituito uno stato ‘palestinese’ del ‘popolo inventato’ che si definisce ‘palestinese’, perché l’aspirazione di coloro che cercano di istituire un tale stato è quella di costruirlo sulle rovine dello Stato di Israele”. Per il ministro, “se accelerano il riconoscimento di uno Stato terrorista palestinese, devono essere impartiti ordini per uccisioni mirate di alti funzionari dell’Autorità Nazionale Palestinese, che sono terroristi a tutti gli effetti, così come un ordine per l’arresto di Abu Mazen”. “C’è una cella di isolamento pronta per lui nel carcere di Ketziot”, ha aggiunto l’estremista.

Le vuote parole dei vertici Ue sulla ricostruzione

L’Alta rappresentante Ue Kaja Kallas in audizione alla Commissione per il controllo dei bilanci del Parlamento europeo, rispondendo a una domanda dell’eurodeputato del M5S Pasquale Tridico sull’eventuale esistenza di un piano della Commissione Ue per “far pagare a Israele la distruzione di Gaza” come richiesto con la ricostruzione dell’Ucraina da parte della Russia, si è limitata a dire che “il principio fondamentale della legge è che chiunque arrechi danni dovrebbe anche pagare”. Una posizione generica che dimostra ancora una volta come nell’Unione europea vi siano forti resistenze ad andare fino in fondo con Tel Aviv.

La possibile intesa Usa-Arabia Saudita preoccupa Netanyahu

La prima visita negli Stati Uniti dal 2018 del principe ereditario saudita Mohammed bin Salman, per un incontro cruciale con il presidente Donald Trump, ha messo in allarme Israele. Il dossier centrale sarà la richiesta di Riad di acquistare i caccia F-35. Una questione su cui l’Amministrazione Usa sta prendendo tempo sia per tutelare il vantaggio militare qualitativo degli alleati israeliani in Medio Oriente sia per il rischio che i segreti tecnologici del jet possano finire nelle mani della Cina, alla luce dei rapporti tra il Regno e Pechino.

Stando a fonti americane, è improbabile che il tycoon firmi rapidamente un’intesa di questo tipo, nonostante la pressione di Mbs per ottenere “garanzie di sicurezza” simili a quelle concesse al Qatar.

La Germania rimuoverà il blocco delle armi verso Israele

La Germania è pronta a revocare l’embargo parziale sulle esportazioni di armi verso Israele a partire dal 24 novembre. A riferirlo è stato il portavoce del governo Steffen Kornelius citato dalla Dpa. Il cessate il fuoco tra Israele e il gruppo militante palestinese Hamas, in vigore dal 10 ottobre, è una delle ragioni principali che ha spinto alla rimozione del divieto, ha osservato il portavoce.

Il governo tedesco è pronto a “tornare a esaminare ogni caso individualmente e a rispondere a ulteriori sviluppi” in materia di esportazioni di armi. All’inizio di agosto, il cancelliere tedesco Friedrich Merz aveva annunciato la loro sospensione “fino a nuovo avviso”. La decisione era arrivata poche ore dopo l’espansione delle operazioni militari israeliane a Gaza.


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