Editoriale

Il caos in Francia è figlio della crisi della democrazia

di Adolfo Spezzaferro -


La Francia (dove le proteste di piazza da sempre sono una cosa seria) è paralizzata da scioperi e cortei di massa: scuole e trasporti in tilt, 900mila persone in strada contro l’ennesimo governo appena nato. È il segno di un Paese esausto, che da una parte disprezza Macron e il suo premier dai piedi d’argilla Lecornu e dall’altra esprime con rabbia la condanna per una manovra devastante, che tocca le pensioni e taglia la spesa pubblica.

L’austerità da 44 miliardi e l’innalzamento dell’età pensionabile sono tentativi disperati – forse fuori tempo massimo – per rimediare a un debito al 113% del Pil. Sindacati e partiti preferiscono soffiare sul fuoco perché colgono la palla al balzo. Ma il vero scandalo non sono i leader che inseguono il consenso ricorrendo al populismo più becero né i partiti svuotati e trasformati in comitati elettorali. La crisi francese non è un’eccezione: i potenti che non mollano la poltrona alla faccia della volontà popolare sono il vulnus di un’Europa che ha smarrito il suo destino, arrendendosi a un’Ue incapace di agire. È la post(liberal)democrazia, babe.


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