Ambiente

Il caso Whirlpool. Dalle lavatrici al fotovoltaico

di Angelo Vitale -

FABBRICA WHIRLPOOL


Dalle lavatrici ai pannelli fotovoltaici. Volge al termine la vicenda Whirlpool. Una vertenza durata oltre tre anni a Napoli, tenendo in bilico i 420 lavoratori che hanno fatto dello stabilimento di via Argine a Ponticelli il loro avamposto di lotta. Una vertenza finita anche in un libro scritto da Loriana Lucciarelli. Emblematica la postfazione dell’ex segretaria Fiom, Francesca Re David: “La multinazionale arriva al Sud con i sostegni della Cassa del Mezzogiorno, produce e crea lavoro nell’indotto, si allarga e compra ancora, riceve altri sostegni, per poi decidere di andarsene”. Ora la svolta all’insegna della produzione per le rinnovabili del Gruppo Tea Tek cui viene assegnato il complesso di Ponticelli da parte del commissario di governo della Zes Campania, salvando il destino di 312 operai. Un nuovo approccio alla questione lavoro in Italia, a sentire il senatore FdI Sergio Rastrelli: “E’ frutto dell’impegno assunto dal Governo Meloni, segna un cambio di passo assoluto del Paese nelle politiche occupazionali. Grazie all’impegno e alla determinazione del ministro Urso e del sottosegretario Bergamotto non salviamo soltanto 312 posti di lavoro ma, con i giusti incentivi e in un contesto di confronto e condivisione, dettiamo anche e soprattutto nuove regole di salvaguardia industriale e occupazionale per il futuro dei lavoratori su tutto il territorio nazionale”.
Il plauso per la soluzione è unanime. “Esempio di green economy in uno dei quartieri più a rischio della città, dove ogni anno si sequestrano più armi che in tutta la città” per Sandro Ruotolo, della segreteria nazionale Pd. Prospettiva sostenibile sul mercato per l’intera area, secondo il sindaco del capoluogo campano, Gaetano Manfredi. Battistrada delle Zes per tutto il Mezzogiorno, nelle parole del governatore della Regione, Vincenzo De Luca. Primo passo per la tipologia dei contratti dei 312 lavoratori, secondo i segretari generali di Cgil e Uil Campania, Nicola Ricci e Giovanni Sgambati e del segretario Cisl Campania, Giuseppe Esposito.
Ora, c’è da augurarsi che l’aggancio alla produzione per le rinnovabili, che è il core business del Gruppo guidato da Felice Granisso, non sia strumentalmente fondato sugli incentivi del Governo, ma possa essere realmente una buona pratica ancorata alla transizione ecologica. Che, insomma, le urgenze e le necessità collegate alle scadenze fissate dall’Europa camminino di pari passo con la creazione di lavoro. O, come in questo caso, con un nuovo destino professionale per lavoratori “nati” per altre industry.
Granisso, per l’impronta assegnata al suo Gruppo, sembra custodire il seme di un percorso – pochi giorni fa l’opening di una nuova sede a Ragusa, in Sicilia – che non dovrebbe riportare i lavoratori ad una nuova vertenza, come ci ha insegnato la fotografia di grandi e piccole vicende d’impresa italiane passate più o meno rapidamente dall’entusiasmo al default, dopo l’intervento dello Stato. Solo nel gennaio scorso l’imprenditore, che ha fondato Tea Tek 24 anni fa, affermava che “raddoppiare la produzione di energia pulita vale 470mila posti di lavoro. Se l’Italia entro il 2030 installasse gli 85 gigawatt rinnovabili del piano RePowerEu, sarebbe in grado di raggiungere l’84% di energia pulita nel mix di produzione elettrica dal 40% attuale, sganciandosi dal gas acquistato dall’estero”. Ed è, con Enea, nel progetto Marta che lavora al fotovoltaico intelligente con l’Ai grazie a 4,6 milioni del ministero delle Imprese e del Made in Italy.


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