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Cultura & Spettacolo

IN LIBRERIA – Perché i cavalli corrono?

di Eleonora Ciaffoloni -


L’erranza di Ingvar nell’Australia selvaggia

Da tre anni Ingvar, attraversa l’Australia camminando senza sosta. È un uomo che ha perso tutto: non ha una casa, una famiglia, né una direzione. Dopo la morte della figlia in un incidente, ha scelto il silenzio e l’erranza come unici modi per sopravvivere al peso della memoria. Cammina nelle zone più selvagge del Paese, lontano dalle strade battute, nutrendosi di ciò che trova e annotando pensieri spezzati su un taccuino sgualcito. Ogni passo è una fuga, ogni notte un tentativo di non ricordare. Il suo vagare lo porta in una remota valle tropicale, un luogo dominato da una natura fatta di fango, frane e un verde quasi soffocante.

Hilda e l’ospitalità riluttante

In questo luogo vive Hilda, una donna anziana, dura come la terra che coltiva. Ha perso da poco il marito, ma continua a parlargli come se fosse ancora con lei, mentre si occupa del bestiame e del suo terreno con ostinazione. Quando Ingvar appare sulla sua proprietà, sporco, muto e allo stremo, Hilda non è entusiasta della sua presenza, ma qualcosa nella vulnerabilità dell’uomo la spinge a offrirgli un rifugio: un capanno delle banane pericolante, ma pur sempre un tetto. Così inizia un fragile equilibrio: Ingvar ricambia l’ospitalità mettendo a posto ciò che può, soprattutto il vialetto di accesso alla casa di Hilda. Un lavoro lungo, ripetitivo, quasi penitenziale.

Gli incontri nella valle e il riemergere del dolore

Nella valle, l’uomo entra in contatto anche con altri abitanti, figure eccentriche e vive che lasciano una traccia nel suo percorso. Tra questi, la giovane Ginger, piena di vitalità e curiosità, che risveglia in Ingvar ricordi di sua figlia e, con essi, un dolore che non può più ignorare. È da qui che il romanzo mostra tutta la forza della scrittura di Cameron Stewart. L’autore costruisce una narrazione fatta di silenzi, dettagli minimi, esplosioni improvvise di violenza emotiva e immagini naturali di rara intensità.

La scrittura di Cameron Stewart e il senso del romanzo

La prosa è asciutta ma poetica, capace di rendere la natura australiana non come sfondo, ma come organismo vivente, giudice, spettatore e compagna. La forza del romanzo sta nella capacità di unire introspezione e tensione narrativa. Ingvar non cerca la redenzione, e proprio per questo il suo percorso risulta credibile e umano. Attraverso Hilda, Ginger e gli altri incontri, scopre che non si può fuggire all’infinito e che anche la colpa, se attraversata, può trasformarsi in qualcosa di diverso: una forma di accettazione, fragile ma possibile. Perché i cavalli corrono? (edito da Carbonio con la traduzione di Barbara Ronca) è un esordio sorprendente. Stewart costruisce un romanzo che sa mostrare come persino il dolore più feroce possa diventare un paesaggio da attraversare, e come fermarsi possa essere il primo gesto autentico verso la vita.

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