Economia

Tutti amano il cibo italiano ma il falso fa affari d’oro

di Giovanni Vasso -


Il 2022 è stato l’anno d’oro per la Dop Economy. L’agroalimentare italiano, le grandi eccellenze del Made in Italy hanno generato un fatturato da record che supera i venti miliardi di euro. Mai così bene, il mondo impazzisce per il cibo e per il vino italiano. E non bada a spese per portare in tavola un pezzo del nostro Paese. Ma c’è un ma. Grosso, gigantesco. Se la Dop Economy italiana vale più di venti miliardi di euro, l’italian sounding, cioè la contraffazione e il fenomeno che impone al pubblico straniero prodotti non italiani con nomi che scimmiottano quelli delle nostre eccellenze vale (almeno) cinque, se non addirittura sei, volte tanto.

I dati sulla Dop Economy sono stati presentati, nei giorni scorsi, dal ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida. Il report Ismea-Qualivita ha svelato che il giro d’affari dei prodotti a marchio Dop italiano è pari a 20,2 miliardi (dato aggiornato al 2022) e cresce del 6,4% su base annua. Da sole, le 841 eccellenze gastronomiche rappresentano il 20% dell’intero fatturato di tutto l’agroalimentare. Il cibo Dop, con i formaggi in testa, “valgono” fino a 9 miliardi, i vini italiani, invece, superano gli undici miliardi. Tutta la filiera dà lavoro, inoltre, a 890mila persone. Insomma, si tratta di numeri rilevanti e in continua crescita. Che, però, potrebbero essere di gran lunga migliori se si riuscisse a combattere il fenomeno della contraffazione.

Coldiretti ha stimato che l’italian sounding, in tutto il mondo, vale fino a 120 miliardi. Non c’è proporzione. Per ogni miliardo generato dall’economia “originale” italiana, ce ne sono sei incassati dai “taroccatori”. Stando ai rilievi dell’organizzazione degli agricoltori, i falsari non sono da rintracciare in chissà quale laboratorio asiatico. No. In testa a tutti ci sono, niente poco di meno che, gli Stati Uniti. L’America impazzisce per i prodotti italiani. E qui si è creata una filiera parallela che, scimmiottando i nomi e affibbiando tricolori a ufo, produce guadagni vorticosissimi a tutto detrimento della nostra agricoltura e delle nostre eccellenze. Subito dopo gli Usa c’è la Russia. Che, privata dalle sanzioni dei prodotti italiani, se li “rifà” in casa. Il mercato è ricchissimo ma i proventi vanno tutti a finire nelle casse di chi, di italiano, non ha nemmeno il nome sulla confezione.

Tra i grandi “taroccatori”, secondo quanto denuncia Coldiretti, c’è anche la Germania. Un altro Paese ricco, anzi ricchissimo. Come l’Australia dove pure fioriscono le imitazioni a basso prezzo dei prodotti nazionali italiani. Insomma, il mondo impazzisce per le nostre eccellenze e adesso sia al paradosso per cui i falsari, che in teoria dovrebbero avere appena le briciole del business, in realtà intascano gli introiti maggiori di tutti. “Il contributo della produzione agroalimentare made in Italy a denominazione di origine alle esportazioni e alla crescita del Paese potrebbe essere nettamente superiore se dagli accordi venisse un chiaro stop alla contraffazione alimentare internazionale”, ha spiegato in una nota il presidente Coldiretti Ettore Prandini. Che ha incalzato: “A far esplodere il falso è stata paradossalmente la fame di Italia all’estero che ha portato alla proliferazione di imitazioni low cost”. E una delle frontiere nuove della pirateria alimentare è, naturalmente, il web. La stessa Coldiretti ha rivelato che le autorità italiane hanno scovato, solo quest’anno, ben 112 annunci di prodotti falsi che facevano il verso ad alcuni best sellers del nostro agroalimentare: dall’olio toscano Dop al pecorino, passando per i salumi e fino, ovviamente, ai vini. Non è prerogativa dell’uno o dell’altro Paese. No. È un fenomeno globale. Gli annunci erano su Amazon, su Ebay e su Alibaba. Ma ce n’erano anche su Rakuten, piattaforma di commercio giapponese. In molti claim, il marchio Dop veniva utilizzato in maniera completamente abusiva, giusto per trarre in inganno gli utenti che avrebbero pagato fior di quattrini prodotti che nulla, invece, avrebbero avuto a che spartire con quelli originali, della grande e amatissima tradizione italiana.


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