Politica

ALBERTO BALBONI – La pace impossibile “Sul premierato è muro contro muro”

di Federico Tassinari -


Sul premierato siamo alla guerra totale tra maggioranza e opposizione e siamo davvero lontani dal trovare una quadra. Parole e musica di Alberto Balboni, presidente della Commissione Affari costituzionali al Senato che, all’identità, fa un recap sul progetto costituzionale.
Senatore Balboni, la Presidenza della Commissione Affari Costituzionali a che punto siamo con il progetto di elezione diretta del premier?
Al muro contro muro. Pd e Avs hanno presentato migliaia di emendamenti privi di contenuto normativo solo per impedire la prosecuzione dei lavori e l’esame nel merito della riforma. L’ostruzionismo è una facoltà permessa dal Regolamento, ma non può trasformarsi nel diritto di veto della minoranza sulla maggioranza. Sarebbe antidemocratico. Vedremo quali contro misure mettere in campo.
C’è una possibilità di trovare un punto d’incontro per iniziare una mediazione reale tra le forze in campo?
E’ difficile trovare una mediazione quando l’interlocutore rifiuta ogni confronto. Il Pd e la sinistra pretendono che la maggioranza rinunci all’elezione diretta del Premier, ma questo non è possibile perché noi abbiamo ricevuto un preciso mandato da parte della maggioranza degli italiani. Siamo disposti ad accettare ogni suggerimento utile a migliorare la legge, anzi lo abbiamo già fatto su alcuni temi come il limite ai mandati o il premio di maggioranza del 55%, che abbiamo rimandato alla legge elettorale e tolto dalla costituzione. O ancora sul potere di revoca dei ministri da parte del Presidente della Repubblica, potere che oggi non ha e che noi gli attribuiamo con questa riforma, alla faccia di chi dice che vogliamo limitare i poteri del Capo dello Stato. Ma non siamo disposti a rompere il patto stipulato con gli italiani attraverso il programma elettorale che hanno votato.
Uno dei punti cardine del dibattito riguarda il premio di maggioranza. Come affermare il principio che chi vince deve governare?
Abbiamo eliminato il riferimento ad una percentuale precisa, ma indicato che il principio che le liste collegate al premier eletto devono ottenere un premio che garantisca la governabilità nel rispetto del principio di rappresentatività. Sarà poi la legge elettorale a declinare in concreto questi principi.
Capitolo tre mandati: ma chi governa bene, soprattutto se il consenso dei cittadini è palese, deve continuare a farlo senza limiti precostituiti?
Tutte le cariche monocratiche, elette direttamente, del mondo hanno un limite ai loro mandati. Si tratta di impedire che troppo potere si concentri troppo a lungo nelle mani di una sola persona. E’ un tema che va affrontato nell’ambito di una riforma complessiva degli enti locali e delle regioni
Lei è un politico di lungo corso, si è formato negli anni in cui la caccia all’avversario aveva connotazioni ideologiche fortissime. Oggi quanto conta ancora quell’approccio alla politica?
Ho dovuto sopportare ogni forma di discriminazione e di violenza a causa delle mie idee. ma questo mi ha forgiato. Lungi dal demoralizzarmi mi ha rafforzato nei miei convincimenti. E alla fine la maggioranza dei miei concittadini mi ha dato ragione. Una vittoria della libertà contro lo strapotere della sinistra più arrogante. Una bella soddisfazione.
Nell’ottica dell’alternanza, ritiene che PD e Cinque Stelle trovino in futuro la strada di un’alleanza credibile?
Se lo faranno sulla base di un progetto e di idee comuni sarà un bene per la democrazia. Se lo faranno solo in odio al centrodestra e per ragioni di potere, senza poi riuscire a governare, ci sarà di cui preoccuparsi.
Recentemente una differente visione sui migranti l’ha portata ad una decisa contrapposizione con l’arcivescovo di Ferrara Gian Carlo Perego. Vi siete poi chiariti?
Monsignor Perego, vescovo di Ferrara e presidente della Fondazione Migrantes non perde occasione per attaccare pesantemente il governo e la maggioranza di centro destra. Quando il Vescovo parla ex cathedra come pastore di anime, merita il massimo rispetto, ma quando parla da attivista politico criticando le leggi dello Stato italiano, votate da un parlamento democraticamente eletto, è un cittadino come gli altri. Lui è certamente libero di esprimere il suo pensiero politico, ai sensi dell’art. 21 della Costituzione, ma chiunque altro è altrettanto libero di rispondergli che non è d’accordo.


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